CALTANISSETTA – I dati sconfortanti che sentiamo in televisione e leggiamo sui giornali, ci inducono a pensare che avevamo ragione quando consigliavamo l’apertura di un “ospedale Covid ” presso la struttura del “Maddalena Raimondi “di San Cataldo.
Siamo stati inascoltati e oggi ci ritroviamo con un ospedale Sant’Elia a mezzo servizio, con reparti che lavorano a singhiozzo e i servizi e gli ambulatori chiusi.
L’utenza è insoddisfatta e si iniziano a leggere sui giornali articoli di protesta come quello scritto dall’avvocato Salvatore Pecoraro presidente dell’ “Associazione Ligabue” per la tutela dei pazienti con disturbi psichici.
Dobbiamo sempre sperare che a Caltanissetta e nella Sicilia centrale non avvengano fatti eclatanti, sperando nella clemenza del Covid, e rimettendoci nelle mani del buon Dio.
Se invece dovessimo anche noi nisseni avere un’impennata di casi e di ricoveri e dovessimo anche noi aver bisogno della rianimazione allora tutto si complica e ci avvieremmo verso l’emergenza senza alcuna previsione.
Qualora avessimo approntato già l’”ospedale Covid” a San Cataldo al Maddalena Raimondi, l’ospedale Sant’Elia si troverebbe nelle condizioni di lavorare a ritmi normali dando ai nisseni servizi completi e puntuali.
Anche questa volta non abbiamo saputo programmare e cogliere l’occasione.
Oggi ci ritroviamo come al solito in ritardo e poco pronti ad affrontare le emergenze Covid, nell’impossibilità di offrire ai cittadini nisseni quella assistenza e quelle cure che meritano.
Ricordiamo che il Maddalena Raimondi ha posti letto a sufficienza, dotati di aspirazione e ossigeno centralizzati, di un reparto di analisi cliniche, di sale operatorie all’avanguardia, di radiologia e di TAC.
Non possiamo fare altro che augurarci di non dover affrontare situazioni drammatiche, altrimenti dovremmo solo recitare il mea culpa ….. mea culpa.