“Un bene la collaborazione fra sindaci per far sviluppare il centro Sicilia”

Riceviamo e pubblichiamo

Abbiamo letto, nei giorni scorsi, le risultanze di un «forum» sulle prospettive di sviluppo delle Aree interne della Sicilia, organizzato dalla redazione nissena del giornale La Sicilia ospiti il Sindaco di Caltanissetta G. Ruvolo e quello di Enna P. Garofalo.

L’idea che è emersa è quella di definire un ambito territoriale comune per le aree interne con la costituzione di una sorta di micro-regione o più verosimilmente di un’area metropolitana diffusa allo scopo di risolvere problemi di natura molto complessa, agevolando il flusso di persone, la pianificazione e lo sviluppo territoriale.

Ricordiamo che con legge 56/2014, la cosiddetta “riforma Del Rio”, dal 1° gennaio di quest’anno sono state individuate dieci province che sono diventate città metropolitane (Roma Capitale, che avrà un ordinamento a se stante, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, quest’ultima nascerà successivamente a causa dell’attuale commissariamento del Comune sciolto per contiguità con organizzazioni mafiose) e con legge n. 8/2014 la Regione Sicilia ha istituito i liberi Consorzi comunali e le Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina.

Sicuramente l’idea messa in campo è suggestiva e, come ha scritto il presidente di Italia Nostra Sicilia Leandro Janni, può riferirsi all’idea-progetto di aggregazione virtuosa di territori omogenei “avanzata da un gruppo di tecnici e studiosi che, nei mesi scorsi, ha discusso di diverse e complesse problematiche di carattere politico-istituzionale ed economico-produttivo, in un’ottica di area vasta”.

Ma, a mio avviso, la novità che più emerge dal forum è l’atteggiamento collaborativo dei due sindaci che pur provenendo da esperienze politiche diverse trovano una forte condivisione su un nuovo approccio metodologico e culturale: fare sistema tra aree territoriali contigue senza gelosie, campanilismi e dietrologie.

Qualcuno potrebbe obiettare dicendo: questa è una trovata pubblicitaria o di pseudo “condivisione partecipativa”; ma, oggi, io penso che questa possa dirsi un’esigenza primaria se si vuole dare una prospettiva di sviluppo concreto ai territori, specie delle aree interne.

E allora, parlando dell’ambito nisseno, perché non cominciare a pensare, ad esempio, ad un progetto di unificazione dei servizi pubblici tra Caltanissetta e San Cataldo fino ad arrivare ad una vera e propria unificazione dei due comuni. Caltanissetta e San Cataldo insieme avrebbero un numero di abitanti pari a circa 85.000 e, per popolosità, questo diverrebbe il quarto comune siciliano e sicuramente capofila di una macro-area interna con Enna (28.000 abitanti) e possibilmente anche Agrigento (59.000 abitanti).

Questo è velleitario? Non credo. Penso sia necessario, per rilanciare i nostri territori rispetto alle sfide della globalizzazione.

La ricomposizione degli assetti territoriali con la conseguente riorganizzazione dei servizi pubblici locali, per un risparmio della spesa pubblica e per una più efficiente gestione delle risorse sono le nuove sfide che le comunità delle aree intere della Sicilia devono saper cogliere, per innescare circuiti di sviluppo virtuoso che possano valorizzare le tipicità dei diversi territori e le qualità intrinseche delle diverse comunità.

 

Michele Pilato

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