DOCUMENTO SULLA CRISI DEL SISTEMA DEI PARCHI ARCHEOLOGICI SICILIANI E LE POSSIBILI SOLUZIONI
Organigramma dei Parchi Archeologici Siciliani (gennaio 2021)
Parchi archeologici o uffici elettorali? In questi giorni l’attuale assessore dei Beni Culturali della Regione Siciliana, Alberto Samonà, sto procedendo alla nomina dei componenti i Comitati tecnico-scientifici dei 13 Parchi archeologici siciliani, ai sensi del Titolo II della L.R. 20/2000 e attualmente commissariati. Per questi Comitati, come per il Consiglio del Parco della Valle dei Templi di Agrigento, istituito ai sensi del Titolo I della medesima legge, è prevista la presenza dei sindaci dei comuni interessati che, con gli altri membri, cioè il soprintendente e tre esperti, hanno diritto di voto sui pareri tecnici con potere decisionale e non consultivo, come invece avviene nei Parchi archeologici statali.
A tale riguardo le associazioni firmatarie di questo documento esprimono grave preoccupazione per la tutela del patrimonio archeologico, in particolare per la presenza di rappresentanti politici in tali comitati e, più in generale, rispetto all’attuale caos organizzativo dei 14 Parchi archeologici siciliani.
A vent’anni dalla L.R.20/2000 che ha istituito il “sistema dei parchi archeologici siciliani”, questi luoghi della cultura, infatti, versano in una crisi istituzionale e gestionale che sembra irreversibile, e per la quale è necessaria una revisione sulla base della più recente normativa nazionale di tutela
I 14 Parchi, infatti, sono stati inglobati, nel giugno 2019, entro mega-servizi che esorbitano ampiamente dai limiti territoriali disposti dai decreti di perimetrazione, giungendo ad una vastità incomprensibile, a volte fino ad estensioni provinciali. Dentro queste strutture sono stati accorpati tutte le aree archeologiche demaniali e i musei di qualunque tema, grandi e piccoli, sparsi nei territori. L’obiettivo dichiarato di tali accorpamenti è “la gestione dei custodi”. Non ci si è posti, invece, la questione della dotazione di archeologi da assegnare a queste strutture. Per cui adesso, come risulta dalla tabella che alleghiamo, solo 4 di questi Parchi sono diretti da archeologi e nessuna delle molte unità operative che hanno tale competenza ha un responsabile archeologo.
Questo organigramma – privo delle dovute competenze specialistiche, e la stessa composizione, in larga parte non tecnica – dei Comitati tecnico-scientifici è in evidente contrasto con l’ordinamento professionale previsto dalla L. 110/2014, da cui discende l’articolo 9 bis del Codice dei beni culturali e del paesaggio, e dal D.M. 244/2019.
Ricordiamo come attualmente solo per una minima parte dei fondi europei del Programma 2014- 2020 siano stati approntati progetti sui beni culturali, dei quali assegnati appena 900.000 euro a fronte dei 65 milioni destinati all’Assessorato dei Beni Culturali.
Occorre restituire a questi Istituti regionali di tutela l’assetto organizzativo previsto dalle leggi, riassegnando ai suoi componenti i compiti di ricerca scientifica, conservazione, valorizzazione, fruizione e gestione del patrimonio archeologico loro affidato.
Per far questo riteniamo necessari i seguenti interventi:
- le strutture dei 14 Parchi archeologici siciliani devono essere riportate alle perimetrazioni definite nei decreti assessoriali. In tal modo si restituirà alle Soprintendenze provinciali la competenza delle aree archeologiche tutelate e dei piccoli musei territoriali, mentre i grandi Musei regionali, come il “Paolo Orsi” di Siracusa o il “Pietro Griffo” di Agrigento, devono tornare ad avere la necessaria autonomia scientifica e gestionale;
- nell’assetto amministrativo regionale deve essere ripristinato il ruolo tecnico dei beni culturali, ai sensi delle vigenti LL.RR. 80/1977, 116/1980 e 8/1999, e devono essere riconosciuti nei ruoli dirigenziali e direttivi i profili professionali specialistici dei beni culturali, ai sensi dell’art. 9bis del Codice dei beni culturali e del paesaggio. In tale modo sarà possibile procedere all’indizione di nuovi concorsi per dotare gli Istituti regionali di un organico tecnico-scientifico adeguato ai compiti costituzionali di tutela del vasto patrimonio culturale conservato in Sicilia;
- deve essere rispettata la normativa riguardante la progettazione e la direzione degli interventi sui beni culturali, prevedendo sempre la figura professionale dell’archeologo nel ruolo di progettista, direttore dei lavori di scavo, restauro, valorizzazione e fruizione del patrimonio archeologico;
- nella composizione dei Comitati tecnico-scientifici dei Parchi archeologici siciliani si deve prevedere, con funzioni consultive, solo la partecipazione dell’esperto designato dai sindaci dei Comuni ove ricade la perimetrazione del Parco decretata, come peraltro già previsto dalla legge, assicurando allo stesso tempo una congrua presenza di tecnici in possesso delle competenze previste dalla normativa vigente (L. 110/2014, D.M. 244/2019). Allo stesso tempo, da un punto di vista procedurale, si deve chiarire come l’approvazione dei progetti archeologici da parte di tali organi non può derogare dalle competenze contenute nel Codice dei beni culturali e del paesaggio. Riteniamo, infatti, che quanto disposto dalla L.R. 20/2000, cioè che il parere di tali Comitati sui progetti del Parco sostituisce l’autorizzazione della Soprintendenza competente per territorio, sia illegittimo perché in contrasto con il Codice dei beni culturali e del paesaggio che, come più volte ribadito dalla Corte Costituzionale, costituisce norma di rango superiore alle legislazioni regionali. Chiediamo quindi la non applicazione e l’abrogazione di tale norma contenuta nella L.R. 20/2000.
I Parchi Archeologici siciliani rappresentano, oltre all’implicito ruolo di custodia della memoria storica e geografica identitaria di lungo periodo, una occasione innovativa e dinamica di partecipazione culturale e sociale. Questo ruolo non può comunque essere distorto da manipolazioni improprie e finalizzate ad altra natura se non quella della corretta valorizzazione culturale. Le attuali strutture amministrative non appaiono interpretare e corrispondere a questa occasione fondamentale soprattutto se arretrate sulle posizioni puramente amministrative, prive di ambiti disciplinari appropriati e di autonomia scientifica dalla sfera di rappresentanza politica. I ruoli estranei alla natura significante di questi singolari comparti territoriali rappresentano inoltre un forte pregiudizio alla prospettiva di una corretta crescita comunitaria. La presenza di un sindaco è lecita nella sua sostanziale funzione collaborativa, ma se diventa dominante nelle posizioni strategiche decisionali è irrispettosa dell’autonomia necessaria all’esercizio della tutela ed alla libertà delle azioni di valorizzazione e di ricerca, fini supremi cui devono concorrere i Parchi archeologici.
Angela Abbadessa – Presidente Confederazione Italiana Archeologi
Andrea Camilli – Presidente Assotecnici
Michele Campisi – Italia Nostra
Ebe Giacometti – Presidente Italia Nostra
Enrico Giannitrapani – Presidente Confederazione Italiana Archeologi Sicilia
Andrea Incorvaja – Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali
Leandro Janni – Presidente Italia Nostra Sicilia
Rita Paris – Presidente Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli