L’Unità d’Italia comincia a sgretolarsi. La ratifica
dell’intesa fra il governo Conte-Salvini-Di Maio e le prime tre Regioni –
Veneto e Lombardia,a maggioranza Lega (con referendum), Emilia-Romagna a
maggioranza Pd (con voto del Consiglio Regionale) – che in modi diversi
hanno chiesto di accrescere notevolmente le competenze che già detengono,
sancirà la sostanziale dissoluzione dello Stato unitario, dello stesso
Stato regionale, con una divaricazione sempre più forte fra Regioni ricche
e Regioni povere.
Un atto costituzionale che assesta un colpo mortale allo Stato unitario,
alla Repubblica voluta nel 1946 dal popolo italiano, destinato a portare
al massimo il caos politico-amministrativo del Paese anche nei suoi
rapporti con l’UE e col resto del mondo. Reso possibile dalla sussistenza
del disastroso Titolo V della Costituzione voluto dal centrosinistra nel
2001 e purtroppo mai riformato.
In quanti firmano questo documento suscita grandissima preoccupazione il
fatto che fra le prime competenze rivendicate “in esclusiva” vi sono
Ambiente, Beni Culturali, Urbanistica (ma non solo). Grandissima
preoccupazione giustificata dai fatti, cioè dalla pessima attuazione o
dalla inattuazione delle deleghe già ricevute in materia dalle Regioni a
statuto ordinario quarant’anni fa (per non parlare della Regione Siciliana
a statuto speciale, dove gli abusi non si contano). Per esempio la
sostanziale renitenza o addirittura il pratico rifiuto della stragrande
maggioranza delle Regioni di attuare leggi dello Stato sul Paesaggio come
la legge Galasso del 1985 sui piani paesaggistici, ribadito ostinatamente
nei confronti del Codice per il Paesaggio del 2008 con appena 3 piani
co-pianificati e approvati, spesso fra furibonde polemiche locali. Tutto
ciò mentre nel paesaggio italiano, palinsesto fondamentale della nostra
storia (come lo definì Giulio Carlo Argan discutendosi al Senato la legge
Galasso approvata, si badi bene, quasi alla unanimità), si stavano
attuando autentici massacri, con la cementificazione e l’asfaltatura di
decine di migliaia di ettari all’anno, 30 ettari al giorno nel 2018 !
Non è un caso che le tre Regioni le quali pretendono mano libera su
ambiente, paesaggio, beni culturali (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna)
risultino le più massacrate dalla speculazione fondiaria ed edilizia,
quelle dove il consumo di suolo e l’impermeabilizzazione dei suoli
agricoli raggiungono i livelli più esasperati in Italia e fra i più alti
in Europa. Quelle dove gli stessi Parchi Nazionali sono stati già
smembrati (vedi lo Stelvio) o non si riescono a costituire (vedi il Delta
del Po, fra Veneto ed Emilia) per opposizione delle Regioni. Con leggi
urbanistiche regionali al ribasso fondate sulla contrattazione coi privati
e non più sull’interesse generale dei cittadini.
Ma altre Regioni chiedono già di avere più autonomia e più competenze
esclusive. La Campania – regione record dell’abusivismo – le vuole per
ambiente, ecosistema, paesaggio. La Regione Lazio, a quanto si apprende,
le chiede – pur avendo al suo interno la Capitale del Paese – anche per i
rapporti internazionali e con la UE. La Liguria le esige per le grandi
reti di trasporto e di navigazione (assolutamente impensabili anche nella
federale Germania). E’ soprattutto la Lega a volere con forza questa
sostanziale secessione delle Regioni più forti da essa controllate e la
fine dell’Unità d’Italia.
Tale disegno è assolutamente, drammaticamente inaccettabile. Eppure esso
sta andando avanti col pieno avallo della maggioranza di governo e con la
sostanziale ignavia della opposizione Pd. Eppure esso sta procedendo nel
silenzio dei Tg e delle reti televisive. Nella sommessa protesta, quando
c’è, della stampa distratta da altri argomenti.
Come atto di testimonianza culturale, eleviamo la più forte e argomentata
protesta contro una operazione che smantella lo stesso Stato regionale,
dissolve un governo centrale già debole che invece negli Stati regionali è
forte e deciso. Un vento di follia sta investendo il Paese, quanto resta
dello Stato viene sbriciolato a favore di Regioni che, in quasi mezzo
secolo, hanno spesso dimostrato inerzia, incapacità, opacità a danno della
comunità, della Nazione italiana.
Per “Italia Nostra”, Leandro Janni