AGRIGENTO – “Abbiamo preso in esame il caso della gestione delle acque. Ci sono indagini della magistratura in corso e c’è la vigilanza da parte della Prefettura. Penso che dopo questa giornata di audizioni, approfondiremo. Noi prediamo in esame l’aspetto dell’influenza mafiosa, mentre l’aspetto tecnico è affidato ad altri”.
Lo ha detto il presidente della commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi durante la conferenza stampa svoltasi in Prefettura ad Agrigento.
“Dopo aver ascoltato prefetto e comitato di sicurezza credo che la nostra commissione non potrà non sentire i vertici della società che gestisce le acque di questa provincia. I problemi che sono emersi sono talmente tanti – ha aggiunto il presidente Bindi – e noi non possiamo non fare la nostra parte per fare chiarezza. L’acqua è essenziale per una comunità che non può subire i depuratori che non funzionano, i contatori cinesi, le gare d’appalto poco chiare e quindi penso che ci saranno degli sviluppi”.
Dunque, i massimi esponenti di Girgenti acque, con il suo presidente Marco Campione in testa, saranno auditi dalla Commissione antimafia per ottenere risposte rispetto ad una situazione generale prospettata non certo lusinghiera.
“La mafia c’è. Agrigento è una provincia con la presenza di un’organizzazione mafiosa ancora resistente, capace di controllare il territorio.
Una mafia che non sembra caratterizzarsi con tratti di modernità ed innovazione, come in altre realtà. Nell’Agrigentino, controlla il territorio con i reati tradizionali dell’estorsione, della droga, anche se non mancano condizionamenti alla pubblica amministrazione, influenze sul consenso elettorale e la capacità di condizionare, attraverso gli appalti, l’azione della pubblica amministrazione e l’economia di questa provincia”.
Lo ha detto il presidente della commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi durante la conferenza stampa tenutasi in Prefettura ad Agrigento.
La commissione, tornata ad Agrigento dopo 12 anni ha dato corso alle audizioni del prefetto Nicola Diomede, dei componenti del comitato di sicurezza, dei vertici della Procura distrettuale di Palermo, della Procura di Agrigento, Sciacca e Gela.
“Al termine di questa giornata – ha spiegato Rosy Bindi – possiamo constatare che la mafia c’è ad Agrigento e nella sua provincia. Ci sono però i presidi della legalità, c’è la Prefettura, ci sono le forze dell’ordine, la magistratura, c’è il presidio dell’informazione. Ma l’omertà è ancora molto forte. C’è gente che subisce incendi, estorsioni e che fa fatica a denunciare ed a collaborare. E questo è un fatto che non possiamo ignorare”.
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