Gela. “Porto e ospedale, fallimento centrodestra”, Di Cristina: “Qualcuno dovrebbe vergognarsi”

GELA – “Sul porto rifugio, qualcuno dovrebbe vergognarsi”. E’ impietosa, anche politicamente, la disamina del segretario provinciale del Pd Peppe Di Cristina, che parla di “fallimento a Gela del centrodestra siciliano”. Ieri, il dipartimento della protezione civile ha emesso un provvedimento che autorizza l’avvio di un nuovo programma di caratterizzazione delle sabbie e dei fondali del porto rifugio. Praticamente, si riparte dall’inizio e i lavori non sono mai iniziati. “In questi cinque anni – dice Di Cristina – il porto rifugio è stato insabbiato dalla mediocrità della gestione della politica regionale. Siamo passati dai citofoni alle pose della prima pietra, per arrivare ai proclami pubblici e mediatici. Sono stati tutti disattesi e traditi”. Di Cristina non tocca solo il caso del porto rifugio, ma cita anche quello che si sta verificando con l’ospedale “Vittorio Emanuele”. “Il porto, isolato e insabbiato, e l’ospedale, che è ormai solo una grande astanteria dalla quale i medici fuggono, sono l’emblema del fallimento del centrodestra siciliano, a Gela. Istituzionalmente, continuiamo a fare tutto quello che è possibile, ma ormai abbiamo appurato che il governo regionale disattende ogni nostra iniziativa e danneggia il territorio”, aggiunge il segretario dem. Di Cristina va dritto al punto e descrive una città che ha solo ricevuto torti. “L’aumento dei quantitativi di rifiuti destinati a Timpazzo doveva essere solo momentaneo e invece ci sono già state due proroghe e sono trascorsi almeno quattordici mesi da quando la discarica locale è stata trasformata in pattumiera di tutta la Sicilia – dice ancora – l’ospedale doveva essere potenziato ma rimane una struttura lasciata al proprio destino, con i medici che quando ne hanno la possibilità scappano via, verso altre Asp. Sul porto, sono trascorsi cinque anni fatti solo di proclami, tutti puntualmente disattesi e ora bisogna riprendere dall’inizio. E’ stata una politica del governo regionale costruita solo su slogan e improvvisazione”.

Inevitabile riproporre un quadro che sa molto di politica e di centrodestra. “Il fallimento ha nomi e cognomi e si porta dietro i simboli dei partiti – aggiunge – il fallimento è di Diventerà Bellissima, della Lega, di Fratelli d’Italia, di Forza Italia e dei centristi alleati di Musumeci. Non mi si venga a dire che è campagna elettorale perché dopo cinque anni qualcuno avrebbe dovuto portare qualche risultato. Io, anche dopo le regionali, non so in che ruolo, ma sarò sempre con la tessera del Pd. Per noi, l’unico modo di fare politica è rappresentare i tanti disagi e le molteplici emergenze della città”. Sul porto, tanti hanno scommesso forte, nel tentativo di presentarsi agli elettori, in vista delle regionali, con qualcosa di tangibile. Al momento, però, bisogna ripartire dall’ennesima campagna di caratterizzazione, coperta con fondi pubblici.