“Palazzo della Legalità”. Deputati M5S: “Il Governo indaghi su questa vicenda”

Il presunto sistema gestione – confisca – sequestro, legato alla costruzione del “Palazzo della Legalità” di Caltanissetta, svelato nel corso di una puntata del programma Mediaset “Le Iene”, approda sul tavolo del Governo attraverso un’interrogazione firmata dai deputati alla Camera del Movimento Cinque Stelle, Azzurra Cancelleri, Francesco D’Uva e Giulia Sarti. Gli esponenti pentastellati, componenti della Commissione Antimafia, hanno chiesto al ministro dell’Interno e al ministro della Giustizia se fossero a conoscenza di quanto è venuto fuori durante la puntata in diretta tv, quindi di avviare un’indagine interna perché si possa verificare la correttezza delle procedure adottate e rivelate in televisione.

Secondo quanto racconta l’inviato della trasmissione “Le Iene” Gaetano Pecoraro infatti, dietro al costruendo “Palazzo della Legalità” a Caltanissetta, nato dalla prima società antimafia italiana e realizzato con i patrimoni sottratti alla mafia, ci sarebbero aspetti poco chiari che coinvolgerebbero esponenti del panorama amministrativo-giudiziario. Nell’occhio del ciclone, secondo l’inchiesta condotta dal giornalista siciliano, ci sarebbero due società, la Ditta di Vincenzo e il Gruppo Zummo indagate per non avere giustificato il loro sospetto operato, e la vicenda legata alla compravendita del terreno per il cantiere del costruendo Palazzo che sarebbe stato venduto ad una cifra superiore equivalente quasi al doppio del prezzo di mercato, nonostante la vendita sia stata affidata al tribunale giudiziario.

“Il Governo indaghi su questa vicenda – dice la Cancelleri – perché possano esserne chiariti tutti i passaggi svelati dal programma tv e ripristini la legalità. Siamo di fronte al paradosso della storia – continua -. Un ‘Palazzo della Legalità’ che sorge dalla ceneri di un sistema che, stando a quanto denuncia l’inchiesta di Pecoraro, nulla ha a che vedere con procedure sane che privilegerebbero ingiustamente un sistema di nomi e nomine sul quale aleggerebbero evidentemente non pochi punti oscuri. La commissione Antimafia alla quale ci siamo appellati ricostruisca le dinamiche di questo caso che compromette, ancora una volta, la storia di una Sicilia che reclama trasparenza e legalità”.

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