Operazione “CATENE SPEZZATE”, La casa degli orrori esiste anche a Licata

LICATA – C’era chi veniva incatenato al letto per ore ed ore. Chi, dopo essere stato scoperto a mangiare una merendina, veniva legato mani e piedi con lo scotch ad una sedia e veniva coperto con un lenzuolo mentre alcuni operatori lo prendevano a schiaffi. Chi, ancora, veniva rinchiuso in una piccola stanza per intere giornate senza cibo e chi veniva costretto a mangiare i propri escrementi. Una casa degli orrori quella che i carabinieri hanno scoperto a Licata, in provincia di Agrigento. Otto indagati, un arresto, tre divieti di dimora e un provvedimento di interdizione. L’operazione “Catene spezzate”, condotta dai carabinieri della compagnia di Licata, ha fatto luce su quella che sarebbe dovuta essere una comunità per minori disabili, ma che in realtà era un vero e proprio lager dove gli ospiti erano costretti a subire continue violenze e a mangiare talvolta cibi scaduti e mal conservati.

-CASA_DEGLI_ORRORI LICATA
Una delle ragazzine ospiti di quel centro, sentita dagli inquirenti, la chiamava proprio “la casa degli orrori”. Le indagini sono partite grazie alle insegnanti della scuola che frequentavano i ragazzi disabili: durante alcuni compiti di artistica, infatti, una ragazzina ha realizzato un disegno che ha immediatamente insospettito gli insegnanti. Streghe, bambini legati ai letti, persone che picchiavano bambini. Tutti elementi che hanno convinto i professori a chiamare immediatamente i carabinieri dopo aver registrato con uno smartphone i racconti delle vittime e dopo aver fotografato le ferite che alcuni di loro avevano sui polsi.

In manette è finita Caterina Federico, trentaduenne di Licata, assistente sociale e responsabile della casa per minori di Licata. Tra gli indagati anche Salvatore Lupo, presidente del consiglio comunale di Favara (Agrigento), coinvolto nella vicenda in qualità di amministratore unico della cooperativa “Suami onlus”, proprietaria di quel centro.

Caterina Fedrico, assistente sociale e responsabile della casa per minori

Salvatore Lupo, presidente del consiglio comunale di Favara, amministratore unico della cooperativa "Suami Onlus", tra gli indagati

I militari dell’Arma, diretti dal capitano Marco Currao, sono riusciti a scoprire quello che accadeva all’interno della struttura grazie anche ai racconti delle vittime. Ma non solo: l’attività investigativa – coordinata dal procuratore capo di Agrigento, Renato Di Natale, dall’aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto Alessandro Macaluso – ha consentito di intercettare anche alcune telefonate tra gli operatori del centro che hanno lasciato pochi dubbi. Parlavano tra di loro come “calmare” gli animi dei ragazzi e si confrontavano su come poter agire.

In uno dei casi scoperti dagli inquirenti, una ragazza è stata costretta a mangiare i propri escrementi come “punizione”. Un altro, invece, è stato legato con catene e lucchetti alla struttura metallica del proprio letto. Fatti che, grazie ai racconti e ai disegni realizzati a scuola da una delle vittime, sono arrivati alle orecchie dei carabinieri. Durante le indagini gli investigatori, affiancati dai Nas di Palermo, hanno anche accertato che all’interno della struttura veniva utilizzata acqua contaminata da batteri coliformi.

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