Migranti a Pian Del Lago2

CALTANISSETTA – Si trovano ancora ad occupare i campi di basket dell’impianto sportivo Michelangelo Cannavò i cittadini stranieri in attesa di ottenere lo “status di rifugiato”. Era lo scorso venerdì 24 luglio, quando, a seguito di alcuni controlli effettuati dai vigili urbani, sono stati sgomberati circa 30 cittadini stranieri, di nazionalità pakistana, per la maggiore, che vivevano da giorni negli spazi dell’impianto sportivo di Pian del Lago2. Quello spazio però, una volta sgomberato è stato subito rioccupato da altri stranieri che aspettano di essere convocati dalla commissione territoriale. Numerose, infatti, le segnalazioni in questi giorni da parte dei cittadini, così come gli episodi che soprattutto in estate vedono un impianto sportivo che di norma dovrebbe essere fruibile per competizioni o allenamenti meta di coloro che non hanno una casa, di coloro che attendono di essere ascoltati dalla commissione territoriale per poi accedere al Cara (centro d’accoglienza per richiedenti asilo) e forse trovare un po’ di riposo dal lungo viaggio in mare.

Quell’impianto sportivo è la loro casa, insomma, e lo sarà fino a quando non verranno sgomberati dalle forze dell’ordine, una storia che si ripete da anni e che da altrettanto tempo ritorna ad essere un luogo di rifugio per quei migranti, attualmente 50, che restano fuori dalla porta del centro di prima accoglienza di Pian Del Lago, in attesa di una risposta, quella stessa che li costringe a vagabondare per mesi negli spazi accanto la struttura.

Accedere ai campi di basket del Michelangelo Cannavò non è difficile per i cittadini stranieri d’oltre mare soprattutto per coloro che hanno vissuto condizioni di estrema povertà causate da guerre e persecuzioni consumate nei loro paesi di provenienza, giorni fa alcuni migranti avevano perfino steso dei panni ad asciugare altri erano intenti a cercare qualcosa da mettere sotto i denti, ancora storie di ordinaria quotidianità scandite dalla loro purtroppo inseparabile compagna di viaggio, l’attesa.

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