Legambiente aderisce alla manifestazione nazionale promossa dalla campagna “NO CCS – il Futuro non si s(T)occa” e coordinata da Fridays for Future Italia e diversi movimenti ambientalisti

Ribadire l’inutilità della proposta di ENI di stoccare anidride carbonica catturata dagli impianti del polo industriale e contrastare la possibile produzione di idrogeno blu. È questo lo scopo della manifestazione nazionale che si tiene oggi a Ravenna e a cui  aderisce anche Legambiente. La CCS (Carbon Capture Storage) di ENI era presente nella prima versione del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) con un investimento di 1 miliardo e mezzo di euro, per poi scomparire nella versione successiva. Nel PNRR del Governo Draghi la presenza o meno del progetto è rimasta incerta, ma le recenti dichiarazioni del ministro Cingolani sottolineano la sua assenza in questa prima fase del piano. “Sicuramente una buona notizia – sostiene Legambiente – che non lascia spazio alla possibilità che il progetto venga finanziato da soldi pubblici. Ma ovviamente tutto ancora può accadere ed è, quindi, importante mantenere alta l’attenzione.” La compatibilità ambientale della produzione di idrogeno viene indicata per convenzione internazionale secondo una scala a colori: verde, grigio, blu, viola e nero. È falso che almeno tre di questi colori possano traghettare l’Italia verso gli obiettivi di decarbonizzazione. Quello blu in particolare dovrebbe nascere da un processo alimentato da fonti fossili ma, a differenza del grigio, la CO2 sarebbe catturata e immagazzinata con un processo che però consumerà parte dell’energia impiegata. “Se a Ravenna – dichiara Anita Astuto, responsabile Energia e Clima di Legambiente Sicilia – ENI vuole stoccare nel sottosuolo la CO2 che produce con le sue attività estrattive anziché ridurne le emissioni, in Sicilia assistiamo invece al paradosso che la stessa azienda che qui ha fatto scempio per cinquant’anni, causando gravi danni sia ambientali che alla salute dei cittadini, terrà addirittura un corso universitario, con la Kore di Enna, sulla sostenibilità ambientale a Gela. Ancora una volta, approfittando del proprio potere economico, il cane a sei zampe persuade il territorio disegnando una falsa transizione ecologica. Pensino piuttosto a fare le bonifiche e risarcire le vittime”. Fare affidamento su tecnologie come il CCS mette in pericolo gli obiettivi di sicurezza climatica e non solo: c’è bisogno di investire su soluzioni concrete, come le energie rinnovabili e l’efficienza energetica.

 

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.