Sono 17.114 i contratti depositati e attivi presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con cui sono riconosciuti premi di produttività.
Anche se messo in relazione all’importante crescita dei depositi registrata nel 2023, permane la curva crescente dei contratti di produttività depositati e attivi a cui è riconosciuta, dallo scorso anno, una tassazione ridotta al 5% (prima era il 10%), introdotta dal Governo con la legge n. 197/2022 (articolo 1, comma 63) e confermata nella Manovra di bilancio per il 2024 (articolo 1, comma 18, legge n. 213/2023).
Al 16 settembre 2024 nella banca dati del Ministero i contratti attivi sono il 16,7% in più rispetto alla stessa data del 2023, quando ne risultavano 14.667. A beneficiarne quasi 5 milioni di lavoratori (4.821.320) – di cui 3.430.822 riferiti a contratti aziendali e 1.390.498 a contratti territoriali – ai quali è corrisposto un importo annuo medio pari a 1.498,62 euro.
Degli oltre 17mila contratti registrati dal report del Dicastero, 10.613 sono stati depositati tra gennaio e la prima metà di settembre 2024, 1.056 soltanto tra agosto e la prima metà del mese in corso. Numericamente i contratti aziendali rappresentano ancora la quota maggiore sul totale (14.029) ma, in termini percentuali, sono quelli territoriali a far segnare l’incremento maggiore rispetto al 2023, con una crescita del 39,7% sullo scorso anno (da 2.209 a 3.085 alla data del 16 settembre).
I contratti attivi si propongono di raggiungere obiettivi diversi: 13.723 di produttività, 10.704 di redditività, 8.443 di qualità, mentre 1.574 prevedono un piano di partecipazione e 10.218 misure di welfare aziendale.
Stabili le percentuali relative alla dimensione delle imprese che si avvalgono di questo strumento per riconoscere ai propri lavoratori importi aggiuntivi alla retribuzione in funzione del raggiungimento degli obiettivi.
Il 47% sul totale dei contratti depositati e attivi sono attribuibili a imprese con meno di 50 dipendenti.
La quota restante è divisa tra le aziende con oltre 100 dipendenti (38%) e quelle di fascia intermedia con numero di dipendenti compreso tra 50 e 99 (15%).