L’arte di Guadagnuolo si tinge di giallo sulla morte di Raymond Roussel all’Hotel delle Palme di Palermo

Ci sono dipinti che non finiscono di porci interrogativi e opere letterarie che devono la nomea ai misteri che la celano.  Nel 1971 usciva il primo libro di Leonardo Sciascia “Atti relativi alla morte di Raymond Roussel” (Sellerio Editore), ed oggi a distanza di 50 anni il noto artista Francesco Guadagnuolo realizza l’opera pittorica “Il mistero della morte dello scrittore Raymond Roussel” celebrando i 100 anni della nascita di Leonardo Sciascia.

Descrizione dell’opera di Guadagnuolo

In basso del dipinto giace morto Raymond Roussel riverso su un materasso nella stanza n. 224 del Gran Hotel et des Palmes di Palermo, era il 14 luglio del 1933. Nell’ambiente, un tendaggio apre il balcone come sipario, facendo entrare in quel mattino il bel cielo azzurro siciliano, nel giorno religioso della Santa Patrona Rosalia. Guadagnuolo ha cercato di ricostruire la camera dell’albergo come fosse una rappresentazione teatrale, dove si notano due porte di cui a sinistra è quella di entrata nella camera con un lussuoso tendaggio, poi a destra, un tavolo dove è posta una brocca, accanto al balcone si trova il separé. Sulla tela si vedono impronte tragiche, dalle atmosfere cupe e misteriose, il quadro di Guadagnuolo visto nei particolari non finisce di inquietare. I demoni della camera sembrano solerti a balzare nell’ambito del dipinto, per esibire un’espansione ostile che ci insegue al momento che l’osserviamo, risultandone una scena intimidatoria. Tutta l’opera gira attorno al protagonista, lo scrittore francese Raymond Roussel già cadavere, supino, inerme, sul materasso, l’artista si affida alla sua immaginazione e al suo pensiero accostandolo al lato più doloroso dell’esistenza, ossia la morte. Ciò che ci appare è un silenzio devastante, un certo immobilismo, dove ogni cosa è rimasta ferma fino a quell’ultimo sospiro dello scrittore, eppure l’opera è carica di energia pittorica ricercando ancora vitalità, come nella luce che entrando dal balcone aperto arriva a bagnare di poesia il corpo dello scrittore. L’opera è quasi monocromatica, Guadagnuolo usa toni grigi scuri, terre d’ombra e terre di Siena. Riuscendo a far emergere una depressione, nonostante lirica, ed una tensione che nasconde mistero e sconforto per la privazione del valente scrittore morto a soli 56 anni. La sua opera letteraria non sufficientemente valutata dai suoi contemporanei è stata riscoperta solo dopo, considerandolo uno dei padri spirituali della Patafisica, della letteratura potenziale e della letteratura combinatoria, stimato dai surrealisti.

Guadagnuolo com’è stato per Leonardo Sciascia tenta di trovare attraverso il suo pennello, la veridicità degli episodi riaprendo in un certo modo la congiuntura morte misteriosa di Raymond Roussel.

Sorpresa e interesse accolsero l’opera di Guadagnuolo da parte degli intellettuali, ricevendo approvazioni e plauso di com’è stata rappresentata la scena mista a passione e strazio.

 

Il mistero della morte di Raymond Roussel

Raymond Roussel, nato a Parigi il 20 gennaio 1877, viaggia nel mondo ed arriva nel mese di luglio a Palermo, unitamente all’assistente, madame Charlotte Fredez di anni 53. Sembra che lo scrittore francese sceglie il capoluogo estivo per le favorevoli condizioni climatiche; ma sarà solo per questo?

Dopo un mese che era ospite all’Hotel, con un portamento da benestante nel modo di vivere estroso, influenzato dal dandismo francese del tempo, il 14 luglio del 1933 circa alle ore 10,00, il portavaligie dell’albergo Antonio Krentz trova il suo corpo riverso su un materasso a terra. Il sanitario, dopo aver osservato la salma, crede che lo scrittore sia morto per cause naturali, originate da intossicazione da anestetici e sonniferi, ritrovati nella camera, ritenendo non necessaria un’autopsia.

Nel suo libro Leonardo Sciascia narra dell’episodio circondato da un alone di mistero. Sciascia, era riuscito ad avere un duplicato del fascicolo d’indagine, studiandolo, ne deduce, secondo la sua opinione, che fu fatta un’indagine superficiale e sbrigativa. Lo scrittore siciliano, sembra rilevare, di certe imperfezioni, su degli individui del tutto ignorati. A suo tempo non fu mai consultato l’autista e certe realtà sono state trascurate, ponendo allo studio una serie di materiali, di ragionamenti e di circostanze che lasciano, sino ad oggi, aperti tanti interrogativi. Il risultato, è alquanto singolare, di chi avrebbe dovuto indagare tralasciando molte situazioni e tanti dubbi, per scoprire almeno qualcosa, per quella ricerca di giustizia che colpisce l’opinione pubblica, per sentirsi ruolo funzionante di essa.

Guadagnuolo ha finito la sua opera pittorica-inchiesta disponendo insieme tutte queste situazioni, facendo emergere quello che lui dice: “Per la gran parte dei suicidi, ci sono, quasi sempre, la mano e la mente criminale”.

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