La miniera Bosco di San Cataldo non deve diventare un sito di stoccaggio di amianto

Il presidente della Regione Siciliana Musumeci, insieme a tutta la maggioranza, dichiara di essere molto soddisfatti per il suo Piano regionale per l’Amianto.

La Commissione tecnica specialistica per le autorizzazioni ambientali dell’assessorato al Territorio, presieduta dal professore Aurelio Angelini, ha dato il via libera allo strumento di pianificazione.

Oggi, allora, siamo tutti soddisfati! Tre dei quattro siti individuati ricadono nel centro Sicilia e nella provincia di Caltanissetta: le miniere dismesse Bosco di San Cataldo, di Milena e di Pasquasia; a parte, Biancavilla.

Questi sono centri che hanno subito gravi ed enormi conseguenze dovute alla lavorazione dell’amianto e che, ancora oggi, subiscono pesanti atrocità dovute alle malattie e alle morti che ha generato.

Invece di valorizzare, tramite gli opportuni interventi, questi siti in percorsi turistici di alto valore (mi verrebbe in mente, ad esempio, come modello la miniera di sale di Wieliczka, nell’area metropolitana di Cracovia), la progettualità del Presidente si ferma alle discariche.

Come si fa ad approvare un Piano regionale per l’amianto senza tenere conto della sensibilità della collettività locale? Si tratta di comunità che ricordano bene il dolore per la perdita dei loro cari e che, come per beffa, dopo aver strenuamente lottato contro questo assassino, se lo ritroverebbero direttamente a casa.

Il Presidente vuole rinfrescarci la memoria?

Presidente, Lei ha individuato il centro Sicilia, la provincia più povera, come un sito di discarica. Invece di venire a creare benessere e sviluppo per la grave e drammatica situazione economica che viviamo, Lei si arroga la scelta di venirci a portare disastri ambientali senza protezioni, trasparenza e criteri di sicurezza ben definiti.

Le assicuro che non le sarà facile!

Adriano Nicosia

Portavoce Nazionale IDES Identità Siciliana

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