Già prima della emergenza sanitaria i dati sul fenomeno erano preoccupanti ( 14,5 % nel 2018 ). La chiusura fisica delle scuole a causa del Coronavirus ha ancor più acuito le difficoltà per i soggetti in deprivate condizioni sociali. Va dato merito alle scuole che mettendo in campo passione sociale e voglia di accoglienza hanno ridotto al minimo gli svantaggi, seguendo un percorso che ha fatto centro sul ruolo di protagonismo dei nuclei familiari, realizzando con essi un patto per la gestione del bene comune, fondato sulla stimolazione della comunità aggregante, dell’interesse verso il progetto della crescita degli individui, del piacere dello stare insieme, ella scuola fisica o nella realtà del remoto.
Si tratta di un modello scolastico che rivoluziona il modello di scuola azienda e corre verso il concetto di scuola strumento fondante della eguaglianza sostanziale, di una scuola che accompagna i futuri cittadini alla acquisizione dei principi della comunità accogliente, aborrendo quelli della competizione come fenomeno per eccellere.
Per fare ciò occorre investire sulle realtà scolastiche che agiscono negli ambiti più penalizzati, economicamente e socialmente, recuperare gli spazi per una presenza costante in attività che facciano emergere buona emotività, collaborazione, condivisione. Una scuola che tenga unite le mani degli operatori a quelle delle persone che vivono nel suo territorio, a quelle delle ragazze e dei ragazzi che la frequentano.
Collettivo Letizia
gianfranco cammarata |
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grazia vullo |
Una scuola che sia comunità, non muro educativo dal quale disperdersi.