CALTANISSETTA – Da sempre la festa (l’evento) costituisce, per il popolo siciliano, lo strumento fondamentale per poter esprimere quella carica passionale, progettuale che, il più delle volte, viene frenata, se non del tutto inibita, a causa dell’impossibilità di adeguati mezzi tecnici ed economici. A causa dei limiti atavici e inesorabili della politica. La festa è in realtà il luogo del simbolo, è il luogo perfetto: esperienza totalizzante dove le immagini funzionano magistralmente come autocoscienza del gruppo o della società. Nella festa si mescolano trasgressione ed equilibrio, figura ed informe, regola e spontaneità, cultura e spirito popolare. La festa rappresenta il momento in cui tutte le arti si unificano. Citando Nietzsche si potrebbe aggiungere: “L’abilità non sta tanto nell’organizzare una festa, ma piuttosto nel trovare coloro che si rallegrino in essa”. L’occasione festiva costituisce un’occasione d’incontro, di scoperta e di condivisione, confermando il ruolo della comunità e dell’appartenenza. La festa, dunque, è tale solo se può essere condivisa, raccontata agli altri, preparata e ricordata insieme agli altri.
Questa condivisione è tipica della festa barocca. Il fenomeno della festa diviene perciò il vero tessuto connettivo dell’epoca barocca. La festa, in tal senso, riusciva ad esprimere al meglio questo carattere, proteso tra la transitorietà dell’effimero e la sicurezza del permanente. Nello spettacolo barocco svanivano le demarcazioni tra la realtà vissuta e la favola rappresentata, e ciascuno si sentiva al contempo attore e spettatore all’interno di quel mondo di eventi speciali e di trasformazioni. La festa è il “barocco che si muove”. Dunque, non solo il barocco statico dei palazzi, delle chiese, delle piazze e delle fontane, ma anche quello dinamico, entusiasmante e povero delle feste. Festa come tempo e luogo in cui, secondo una visione tipicamente barocca, la vita ed il teatro sopprimono la loro distinzione, passando senza soluzione di continuità l’una nell’altro. La vita come rappresentazione, il teatro come compiuta immagine e perfetto simbolo della vita.
“PiazzaAcolori”, che ha avuto luogo a Caltanissetta il 9 e il 10 maggio 2015 e, in una seconda edizione, lo scorso 20 giugno, negli spazi storici e monumentali del centro storico cittadino, può essere considerata una festa neo-barocca. Ideatori e organizzatori della manifestazione gli eclettici Lorenzo Ciulla, Roberto Gallà e Claudia Tornatore. Insieme a loro, i tanti, generosi cittadini, pittori, scultori, artigiani, fotografi, musicisti, attori, danzatori, mimi, saltimbanchi e sputa fuoco, che hanno accolto l’invito e si sono espressi per strada, in piazza. “PiazzaAcolori” è costata pochissimo e non ha goduto di alcun contributo da parte dell’Amministrazione Comunale. Evento? Miracolo laico? Epifania primaverile? Gioiosa, imprevedibile mutazione antropologica della città? Di certo un’azione vitale e irrefrenabile di riappropriazione, dal basso, degli spazi pubblici, della piazza. Azione che ha saputo coinvolgere, in modo semplice, popolare, tantissime persone e renderle allegre, festose. Protagoniste. Che altro dire? Adesso, magari, proviamo a immaginare altri eventi, altre manifestazioni che possano rendere viva e vitale, creativa la città, ogni mese dell’anno, non soltanto in centro ma anche nelle cosiddette periferie. Magari coniugando avanguardia e folclore, reale e virtuale, tradizione e innovazione. E in tal senso, ci sembra persino entusiasmante“Estrazione/Astrazione” – Festival d’arte contemporanea. Evento, manifestazione, espressione di arti visive, prosa, musica, teatro, cinema e fotografia, che avrà luogo nel quartiere Angeli, dall’8 al 12 luglio 2015. Il festival è a cura di Caterina Arena, Salvatore Cammilleri, Laura Matraxia, Veronica Nalbone. La città è viva, dunque. Malgrado tutto. E noi ci saremo.