Deregulation, mercato agricolo drogato, facilitatori senza scrupoli, assenza di regole. Insomma: l’assolto, in corso, alle campagne della Sicilia, soprattutto quelle dell’entroterra, (del Nisseno, dell’Ennese, del Catanese) è tanto pervasivo quanto preoccupante. Altro che Parco mondiale della dieta mediterranea! Altro che turismo agroalimentare, altro che percorsi paesaggistici!
«La Sicilia diventa piattaforma produttiva e snodo di enormi flussi energetici che lasceranno a noi terreni disattivati, povertà ed ennesima frustrazione. Si sono già presi la nostra acqua e si prenderanno il nostro mare. Perché non si dovrebbero prendere anche i nostri terreni e la nostra agricoltura? Un grande “grazie” al Governo di super Mario Draghi e a chi gli ha consegnato l’Italia e la Sicilia.» Il grido d’allarme lo lancia Giuseppe Li Rosi, tra i protagonisti dell’esperienza di Simenza (https://simenza.it/) che aggiunge: «Gli impianti fotovoltaici al posto del grano, degli olivi, della vite e degli agrumi. Oltre 400 progetti di megaimpianti fotovoltaici proposti da ditte straniere in Sicilia e quasi tutti verranno approvati perché non esistono regole serie per la salvaguardia del paesaggio, dell’ambiente, dei terreni agricoli e dell’economia isolana. Questo accade perché ormai gli agricoltori sono all’ultima spiaggia: vendere o affittare le loro terre per dar da mangiare alle famiglie. Chiaramente non mancano speculatori che nella terra vedono solo un business. Politici siciliani dove siete? Nella mappa intera dell’isola (vedi allegato 1), in ogni pallino è segnato il numero dei progetti presentati in quella zona; nella seconda mappa (vedi allegato 2), sono evidenziati i progetti nei territori dell’Ennese e del Catanese.»
Non è la prima volta che Giuseppe Li Rosi interviene a tutela della Sicilia, segnalando proprio una sorta di arrembaggio ai danni dell’agricoltura siciliana dai signori dell’energia cosiddetta “pulita”: «In questi ultimi 20 anni – egli scriveva un anno fa – abbiamo assistito alla disattivazione dell’agricoltura nella nostra Isola che ha messo in grave sofferenza la maggior parte degli operatori veri. E questa sembra essere un’azione propedeutica affinché le proposte di compravendita, o affitto dei terreni agricoli, avanzate da mediatori senza scrupoli agli agricoltori “disfiziati” (scoraggiati) per la costruzione di impianti fotovoltaici, vengano accettate. Ad un povero agricoltore non sembra vero che qualcuno possa offrire il doppio del prezzo di mercato per un ettaro di terra che non conviene più coltivare. Quanto alle “energie pulite”, di rinnovabile hanno i profitti e le bollette: in breve, paghiamo tutto noi in bolletta. Per 20 anni!»
E Giuseppe Barbera, professore ordinario di Colture Arboree dell’Università di Palermo, paesaggista, in ordine all’agro-fotovoltaico ma, più in generale, facendo riferimento al proliferare indiscriminato di impianti eolici e fotovoltaici, aggiunge: «Non credo alla convivenza nella stessa unità di superficie tra coltura e fotovoltaico. Comunque, in ambito mediterraneo non c’è nessuna sperimentazione seria. Bisogna pensare a nuovi paesaggi. A scelte ben precise. I paesaggi tradizionali o storici vanno assolutamente protetti. Per gli altri ci vuole pianificazione e visione. Tetti e discariche di certo non sono sufficienti.»
Insomma: in una terra come la Sicilia, priva di un’autorevole classe dirigente, con un ceto politico inadeguato, priva di un piano energetico definitivo che ponga un limite all’utilizzo speculativo, spregiudicato di terreni agricoli, priva di efficaci processi di programmazione, pianificazione e controllo, i rischi per il territorio e per gli straordinari paesaggi dell’Isola, sono davvero rilevanti. Gravi. Noi di Italia Nostra lanciamo l’allarme. E ovviamente, continueremo a lottare per la conoscenza, tutela e valorizzazione del patrimonio naturalistico e culturale siciliano. Per la salvaguardia e il potenziamento di un’agricoltura sana e sostenibile. Il presidente della Regione Musumeci si desti dal sonno della ragione. Altro che bellissima! La Sicilia rischia di diventare bruttissima, invivibile. Più povera.