CALTANISSETTA – Il primo giardino? È il giardino dell’Eden, nel paradiso terrestre. Quel giardino che abbiamo perduto e da cui ci siamo dovuti allontanare. Viene in mente, inesorabilmente, la drammatica immagine di Adamo ed Eva che vengono cacciati proprio da quel giardino. Immagine che troviamo nel potente affresco di Masaccio per la Cappella Brancacci, nella chiesa di Santa Maria del Carmine, a Firenze: Adamo si copre il volto con le mani, in un gesto di vergogna e allo stesso tempo di angoscia e di costernazione; Eva piange disperata, coprendosi con le mani le nudità.
“Perciò l’Eterno Dio mandò via l’uomo dal giardino di Eden perché lavorasse la terra da cui era stato tratto. Così egli scacciò l’uomo; e pose ad est del giardino di Eden i cherubini, che roteavano da
tutt’intorno una spada fiammeggiante, per custodire la via dell’albero della vita.” (Genesi, 3:23-24)
Ma è possibile riportare quell’antico, originario giardino, dove l’uomo e la donna vivevano in simbiosi con la Natura, di nuovo in Terra? Forse è questo il vero scopo (l’illusoria consolazione?) del giardino. Di ogni giardino. Insomma: un luogo fisico che diventa luogo mentale, spirituale.
Non solo, dunque, un luogo di bellezza – con alberi, fiori, fontane, viali e sculture – ma un luogo di meditazione. Un giardino, un “paesaggio interiore” – come direbbe il nostro Rosario Assunto.
Non senza sconcerto abbiamo appreso, in questi giorni, dei ripetuti atti vandalici compiuti a Villa Amedeo. Di una cosa sono dolorosamente certo: l’antico giardino di Villa Amedeo (un tempo Villa Isabella) non esiste più. Questo luogo, ormai, è solo uno spazio muto e disabitato tra i tanti,
troppi luoghi dimenticati, rimossi e calpestati della Caltanissetta contemporanea.
Leandro Janni – Presidente regionale di Italia Nostra Sicilia