Italia Nostra, l'”altra” Sicilia ferroviaria

 

CALTANISSETTA – “Il panorama del trasporto ferroviario siciliano, che non sia quello del triangolo Catania-Messina-Palermo, è proprio desolante, quasi da tragedia greca. Giova ricordare che la Rete ferroviaria (più modernamente “infrastruttura”) è un lascito della Storia Unitaria”. Sono queste le parole del presidente e della consigliera nazionale di Italia Nostra Leandro Ianni e Liliana Gissara in una lettera aperta inviata agli organi di stampa ed indirizzata ai comuni siciliani, alla CGIL, CISL e UIL Sicilia.

Riportiamo integralmente quanto segue:

Già nell’Ottocento si capì quanto importante fosse fare giungere il treno anche nei territori più marginali per consentire la movimentazione  delle merci e lo spostamento delle persone. I termini “locomotiva” e “treno” (metafore ancor oggi in uso: si parla di -locomotiva tedesca- o di -andare come un treno- ) divennero presto sinonimo di progresso. Purtroppo in buona parte della Sicilia (2/3 del territorio) dobbiamo assistere al sistematico depotenziamento di tale formidabile mezzo di trasporto, perseguito con una scriteriata miopia. Ancor meno accettabili e contraddittorie appaiono tali scelte in considerazione dell’elevata sostenibilità ambientale del treno (Trenitalia scrive a tergo dei biglietti: “Scegliendo il treno contribuisci a proteggere il clima”) e del sempre crescente apprezzamento manifestato dai siciliani e dai turisti, spesso delusi dall’insufficienza del servizio. Scelte che penalizzano in modo pesante la Sicilia centrale e orientale e l’area Sud-Est, nonostante le esigenze di mobilità di centinaia di migliaia di persone: lavoratori, studenti, turisti, viaggiatori a vario titolo. La viabilità di ogni rango è un autentico disastro; spostarsi da una parte all’altra dell’Isola comporta grande dispendio di tempo e di denaro, oltre ai notevoli rischi determinati dalla pietosa condizione delle strade. Tutto questo dovrebbe suggerire una saggia inversione di tendenza. Invece,  è un “bollettino di guerra”.

– 2011: crollano 2 arcate di uno degli 11 ponti ferroviari della Catania-Gela. L’anno scorso il ponte è stato demolito e chissà se verrà mai ricostruito.

Un vasto bacino di utenza (Caltagirone, Niscemi e comuni limitrofi) è stato privato del treno. Scelta obbligata: il gommato, inquinamento compreso.

Nel mentre si investono miliardi su TAV, doppione di tratte che basterebbe ammodernare.

– 2015: cede il Viadotto Himera della A19 “tagliando” in due la Sicilia.

Solo Catania ha il privilegio dei treni diretti per Palermo, i cui posti, data l’affluenza di utenti, passano da 2100 a 4200 nel volgere di qualche  mese.  I Siracusani che devono o vogliono andare a Palermo sono costretti a cambiare a Catania. Disagi e tempo perso.

– Da Siracusa a Ragusa, entrambe città UNESCO, tanti turisti ed una tratta ingegneristicamente e paesaggisticamente spettacolare (basterebbe  promuoverne con intelligenza le peculiarità),  c’è un solo treno (quello per Gela) che parte a metà mattina ed arriva a Ragusa all’ora di pranzo.

Se  turisti e  scolaresche sapessero che cosa li aspetta e se l’orario fosse più congruo, farebbero la fila per salirci. A tal proposito è utile ricordare che c’era una volta “Il Treno del Barocco”, nato da un’idea di Italia Nostra Siracusa.

– Ora, cosa gravissima, RFI (Rete Ferroviaria Italiana) si appresta a smantellare 2 dei 3 binari della Stazione di Comiso, pregevole città barocca e “distretto” importantissimo dell’estrazione  e della lavorazione di materiali lapidei (calcare, marmi, graniti); quindi area di movimentazione di enormi  blocchi e di tonnellate di prodotti finiti. Piuttosto che provvedere  a potenziare il servizio collegando anche l’aeroporto. Si teme che possa essere il preludio al taglio dell’unico treno per Ragusa-Gela.

– Fino agli anni ’80 è stata in esercizio la tratta Noto-Pachino, a suo tempo allestita per la spedizione, specialmente in Francia,  delle grandi quantità di mosto  e vino  prodotti negli estesi vigneti della zona. Il tracciato passa per Noto Marina, sfiora la Riserva di Vendicari e tocca anche Marzamemi. La linea era anche “passeggeri”. Se ripristinata, cosa quanto mai  opportuna ed utile dopo il sequestro del parcheggio-auto “dentro” la Riserva, potrebbe di nuovo svolgere un utile “servizio passeggeri” per le decine di migliaia di persone che si recano a Vendicari,  tutto l’anno, e al mare in estate. Un bel progetto di recupero (la linea è ancora in gran parte armata e le opere d’arte: -ponti, trincee- del percorso ancora in buone condizioni) con i Fondi Europei risolverebbe molti problemi di traffico e di parcheggio in quelle zone e costituirebbe un’ulteriore, forte attrattiva per i tanti appassionati di natura, di mare e di mobilità sostenibile. Ricordiamo che il recupero della tratta è stato oggetto della tesi di laurea di due studentesse dello IUAV di Venezia.

 

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