Inaugurata lo scorso 26 ottobre, è in corso, presso l’ex Palazzo delle Poste di Caltanissetta, l’interessante mostra storico documentale “La Città Aurea. Urbanistica e architettura a Caltanissetta negli anni Trenta”. L’esposizione, patrocinata dalla Regione Siciliana, è a cura della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Caltanissetta. Anche a Caltanissetta, dunque, così come in tutte le città capoluogo di provincia della Sicilia, si accendono i riflettori su uno spaccato di storia dell’architettura del Novecento – caratterizzato dal Razionalismo, dal Movimento Novecento e dal Monumentalismo – che ha giocato un ruolo importante nella configurazione delle città siciliane. L’esposizione, che è partita da Catania alla fine del 2019, sta interessando tutte le province, in un progetto che intende approfondire il tema delle trasformazioni nel tessuto urbanistico e architettonico della Sicilia nel periodo a cavallo tra le due guerre.
Tante sono le immagini, le suggestioni, le riflessioni che offre la mostra ma, tra tutte, colpisce lo stemma della città di Caltanissetta, ridisegnato da Fortunato Depero, pittore, scultore e designer tra i più vivaci rappresentanti del “secondo futurismo”. Ma, come mai questo fatto? Il 30 giugno del 1938 si tenne a Roma il terzo Congresso mondiale del Dopolavoro dal titolo “Lavoro e Gioia”. Nella sala Giulio Cesare del Campidoglio, alla presenza di Benito Mussolini, si ritrovano i delegati di sessantadue nazioni del mondo. Per celebrare l’evento, la direzione nazionale del Dopolavoro affida a Fortunato Depero, la realizzazione di 96 tavole che illustravano, con composizioni allegoriche, i dopolavori aziendali delle province italiane, evidenziando le peculiarità di ogni località. Reinterpretando gli stemmi cittadini, Depero accompagna le raffigurazioni con motti e dati statistici relativi ad ogni singolo dopolavoro.
Ma veniamo allo stemma: Depero ridisegna, con il suo peculiare stile, il simbolo istituzionale della città: «Un Castello a tre torri merlate, in oro su campo rosso, sormontato da una corona araldica antica; da una delle tre torri, la laterale a destra guardando, esce la testa di un guerriero con elmo in testa e visiera alzata, mentre dal l’altra torre, a sinistra guardando, esce una mano che impugna la spada». Depero elimina il guerriero con elmo in testa e visiera alzata e aggiunge due stellette con scia tridimensionale, a destra e a sinistra dell’immagine stilizzata del Castello. In alto, aggiunge la bella scritta “Caltanissetta” (in maiuscolo) e in basso l’emblematico motto: “Indietro non si torna”. Colpiscono le due stellette, nella città oggi affidata ai 5stelle. E d’altronde, il tumultuoso e perentorio stile di Beppe Grillo ricorda – mutatis mutandis – lo stile futurista. Depero è anche l’autore, il designer che, nel 1932, ha disegnato la bottiglietta del famoso bitter Campari, o meglio “Campari-Soda”. Come sappiamo, il Gruppo Campari, nel 2014, ha acquisito il 100% del capitale sociale dei Fratelli Averna spa. L’azienda nissena fu fondata a Caltanissetta più di 150 anni fa ed è stata guidata per cinque generazioni dalla famiglia Averna. Di certo, alla luce di quanto successo a Caltanissetta negli ultimi anni della sua lunga storia, il motto “Indietro non si torna”, assume un gusto amaro. E persino beffardo. Ma è doveroso e fondamentale, comunque, guardare avanti, immaginare e realizzare una città altra. Questo, però, nella consapevolezza di una storia cittadina che, pur non esente da limiti e contraddizioni, da dolorose perdite e cancellazioni, è indubbiamente segnata da operosità, creatività e bellezza.
Prof. Leandro Janni, presidente regionale di Italia Nostra Sicilia