La Legge n. 13 del 10 Luglio 2015, “Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici”, fortemente voluta in sede politica ed altrettanto fortemente osteggiata dalla cultura tecnica, avrebbe già dovuto trovare applicazione nella maggior parte dei comuni siciliani. In realtà ad oggi solo qualche decina di comuni ha proceduto alla definizione dello Studio con effetti costitutivi del centro storico, previsto dalla legge, e pochissimi ne hanno concluso l’iter di approvazione. Difficoltà operative, derivanti dalle scarse risorse professionali e finanziarie dei comuni, ma anche scetticismo sulla utilità dello strumento hanno rallentato l’applicazione della norma. A molti mesi dalla scadenza fissata dalla legge ai comuni siciliani è dunque importante riflettere sulla utilità del provvedimento e per farlo, in maniera analitica e non preconcetta, è opportuno partire dall’esame delle sia pur limitate esperienze sin qui svolte, valutando le criticità che la applicazione della legge ha evidenziato nelle diverse realtà territoriali, sia sotto il profilo dei contenuti tecnici sia sul versante procedurale ed amministrativo.
Nove amministrazioni comunali della Sicilia, Caltanissetta, Carini, Catania, Ficarra, Grotte, Modica, Nicosia, Noto e Torrenova, sono state così chiamate a confrontarsi sulle modalità di applicazione della norma, sui problemi incontrati, sulle aspettative riposte nel provvedimento ai fini di una reale accelerazione dei processi di recupero e riqualificazione dei centri storici. L’obiettivo è quello di pervenire alla definizione di alcuni correttivi legislativi che appaiono indispensabili per evitare che la norma possa costituire un rischio più che una opportunità per i centri storici siciliani. Nella riscrittura della legge, da decidere quanto radicale, una tematica che certamente deve trovare ampio spazio è quella della vulnerabilità sismica. Su questo aspetto, al di là delle molteplici dichiarazioni di principio che ne proclamano la centralità nelle politiche di recupero dei centri storici, deve infatti registrarsi in Sicilia una quasi totale assenza di iniziative sia a livello regionale sia a livello locale.
Per definire le iniziative più opportune da assumere, in sede legislativa e operativa, nella seconda giornata del convegno, sono stati quindi invitati ad esporre le loro esperienze alcuni degli studiosi che si sono spesi, ciascuno con le proprie specificità scientifiche e disciplinari, per far diventare il tema della vulnerabilità sismica prassi consolidata nel governo del territorio costruito. Una tavola rotonda, alla quale sono stati invitati tecnici e politici, consentirà di portare ad unità i ragionamenti svolti e di giungere, auspicabilmente, a tracciare un percorso legislativo che sottragga i centri storici siciliani dalla condizione di rischio nella quale si trovano, a causa di una legge inadeguata e dei sempre incombenti pericoli naturali.
Al convegno, tra gli altri partecipanti (docenti, tecnici, politici e amministratori), sono stati invitati ad intervenire il presidente del Consiglio Regionale di Italia Nostra Sicilia prof. Leandro Janni ed esponenti del Comune di Caltanissetta.