Lettera aperta al Sindaco di Caltanissetta Roberto Gambino.
Gentilissimo Sindaco, nella giornata del 25 Aprile, festa della Liberazione, nel vedere sventolare dai balconi di Palazzo del Carmine, insieme alle bandiere istituzionali, la Bandiera dell’ANPI ( Associazione Nazionale Partigiani D’Italia), non le nascondo che mi sono, da un lato emozionato e dall’altro il mio pensiero andava alle donne e agli uomini, che a partire dagli anni 30, in questa città seppero tenere la schiena dritta. In città operava una cellula clandestina dei Comunisti, a dirigerla un giovane operaio, venuto da Favara, Calogero Boccadutri, ne facevano parte: Pompeo Colajanni nome di battaglia Barbato liberatore di Torino, Luigi Cortese nome di battaglia Ilio liberatore di Parma che venne arrestato dai fascisti e condannato a morte ma che riesce a scappare a seguito di un bombardamento alleato.
E poi, Leonardo Sciascia che insieme a Cortese si beffavano dei fascisti, facendo passare i discorsi dei dirigenti sovietici per discorsi dei gerarchi fascisti, Emanuele Macaluso, Guido Faletra, Gaetano Costa Partigiano in Piemonte che sarà assassinato dalla mafia a Palermo e la sua futura moglie Rita Bartoli.
E ancora, Michele Ferrara, accusato ingiustamente di avere assassinato Gigino Gattuso e che dopo avere scontato parecchi anni di carcere preventivo venne assolto e inviato al confino, Nicola Piave che il fascismo non perdeva occasione per metterlo in carcere e ancora Quintino Pisa, Nicola Arnone, Diego Ficili e Michele Calà, quest’ ultimo su incarico del capo cellula Boccadutri custodiva la biblioteca della cellula e che durante i bombardamenti americani del luglio del 43, corre per mettere al sicuro i libri ma una scheggia lo colpisce a una gamba e muore dissanguato. Qualche tempo fa lo ha ricordato Emanuele Macaluso, scrivendone un ricordo: “Morto per salvare un pugno di libri”.
E poi tantissimi intellettuali, zolfatari, operai, contadini e braccianti.
La cellula manteneva rapporti unitari con tutte le forze antifasciste, presenti sia in città che nella provincia, basta pensare che su incarico del suo capo cellula tutti i mesi il giovane Macaluso si recava presso lo studio Alessi, di via Cavour, per ritirare 5 lire per la stampa clandestina. Tra le azioni fatte dagli uomini invisibili ci fu quella di riempire di scritte contro il fascismo durante la visita di un grosso gerarca, come quando in occasione del Primo Maggio, Emanuele Macaluso e Diego Ficili nella notte salirono al Redentore e la città si svegliò vedendo sventolare una grandissima bandiera Rossa.
Calogero Boccadutri, manteneva i rapporti con tutte le cellule clandestine in Sicilia e parecchie volte si recava a Milano presso il centro interno del partito, scendeva con la valigia piena di pubblicazione clandestine e mentre scendeva lungo lo stivale distribuiva parte del contenuto della valigia. Nel Giugno del 1943 in un basso di via Re D’Italia lo scrittore Elio Vittorini su incarico del centro clandestino di Milano si incontra con il capo cellula Calogero Boccadutri. In occasione della morte dello scrittore, Leonardo Sciascia racconta di quell’incontro.
Gentilissimo Sindaco, a oggi, nessuno di quegli uomini è mai stata dedicata una via o una piazza, per la verità l’allora assessore della giunta Messana, Fiorella Falci, aveva cominciato a lavorare per fare in modo che non fossero dimenticati.
Sarebbe bello che il prossimo 25 Aprile, inaugurassimo via Pompeo Colajanni, via Luigi Cortese, Via Michele Ferrara, via Calogero Boccadutri, via Emanuele Macaluso, via Nicola Piave, via Michele Calà, via Rita Bartoli .
Facciamo in modo che le giovani generazioni sappiano che in questa città ci sono stati donne e uomini che seppero tenere la schiena dritta e che ci hanno consentito di festeggiare il 25 Aprile e di dare vita alla nostra Costituzione repubblicana, che come ci ricorda un grande Siciliano, il Presidente Mattarella, va difesa giorno per giorno.
Ringraziandola le porgo i miei cordiali Saluti.
Nicola Boccadutri, Presidente Provinciale Dell’AUSER