Inps Sicilia, presentato il rendiconto sociale regionale 2023

E’ stato presentato lunedì 16 settembre, presso la Sala Mattarella di Palazzo dei Normanni, il Rendiconto sociale regionale INPS Sicilia 2023, alla presenza del Presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza Inps, Roberto Ghiselli.

Dopo le relazioni della Presidente del Comitato regionale, Valeria Tranchina, e del Direttore regionale, Sergio Saltalamacchia, i lavori, suddivisi in due distinti panel, si sono incentrati su temi di grande attualità ed interesse, quali “Il Mercato del Lavoro siciliano: criticità e proposte per rilanciare lo sviluppo” ed “Il Sistema pensionistico regionale: tra sostenibilità, solidarietà generazionale e povertà”; argomenti che hanno impegnato Istituzioni e Parti sociali, in un confronto dinamico ricco di analisi e relative proposte.

“Il Rendiconto sociale – dichiara la Presidente del Comitato regionale, Valeria Tranchina – è certamente redatto con l’obiettivo di offrire alle Istituzioni, alle Parti Sociali ed alla cittadinanza le informazioni di maggior rilievo sul contesto socio-economico oggetto di osservazione. E’ questo il momento nel quale noi analizziamo secondo quali modalità e con quali risultati l’Istituto ha svolto il suo ruolo nel territorio di riferimento, ma soprattutto è un momento di osservazione privilegiata dello stato di salute del territorio, delle sue dinamiche sociali-economiche e produttive, della valutazione degli effetti, delle misure politiche regionali e nazionali messe in atto.

A riguardo – continua la Presidente Tranchina – la Sicilia conferma, dal punto di vista demografico, un depauperamento della popolazione per denatalità, invecchiamento ed emigrazione di giovani e cittadini in età lavorata, mentre rispetto all’andamento occupazionale non si riscontra nel territorio regionale quanto sta avvenendo nel resto d’Italia. Il saldo netto tra assunzioni e cessazioni di rapporti di lavoro nel 2023 risulta essere pari a solo più 32.690 contratti, mentre dall’analisi complessiva delle assunzioni oltre 469.100 ben l’82% risulta essere costituito da contratti a tempo determinato, stagionale, intermittente e in somministrazione, cioè lavoro povero e precario. Questo a fronte di 264mila disoccupati e oltre 1mln400mila inattivi, di cui ben 214.500 Neet. Una conferma arriva anche per quanto concerne il consistente divario dei redditi medi da lavoro e da pensione tra i dati nazionali e quelli siciliani per settore economico, il cui delta si acuisce nella distinzione per genere, evidenziando come il Paese vada a 2 velocità e con differenti diritti.

Noi crediamo – conclude – che per ottenere un aumento della buona occupazione, sia necessaria un’azione coordinata e sinergica tra pubblico e privato che, insieme alle Parti sociali, sia in grado di realizzare nel territorio le condizioni di sviluppo, con il collegamento tra istruzione, formazione qualificata, ricerca e sistema delle imprese, così come già proposto dal Comitato regionale.

Anche nel 2023 – dichiara il direttore regionale Sergio Saltalamacchia – l’Istituto ha realizzato un significativo ripianamento delle numerose unità lavorative cessate per quiescenza, processo che per quanto riguarda la nostra regione ha comportato l’immissione in servizio di 316 funzionari. In questo modo il quanto mai auspicato ricambio generazionale nell’area del funzionariato ha ormai raggiunto il 50% circa della forza disponibile, qualificandola e stabilizzandola e mettendo l’Istituto nelle condizioni di potere affrontare le sfide degli anni a venire con consapevole ottimismo.

Anche e non soltanto per questa ragione – ha continuato il direttore regionale – il trascorso esercizio finanziario può essere considerato, per la Direzione regionale INPS della Sicilia, come quello del pieno consolidamento di un percorso, verso l’ottimizzazione dei servizi istituzionali, con un buon gradimento da parte dell’utenza, ottenuto grazie ad uno sforzo quotidiano e mirato e, senza dubbio, ad una ormai collaudata sinergia con gli intermediari istituzionali.Tutto questo ci fa ben sperare – ha concluso – e ci presenta, in termini di concreta realizzabilità, una soluzione non più remota o lontana anche negli ambiti più complicati come quello dell’accertamento dell’invalidità civile. Qui, a parità di ogni altra condizione, è necessario fare ricorso ad ogni rimedio possibile, non ultimo quello peraltro ribadito dal Legislatore con il D.lgs 62/2024, con un accertamento sugli atti come modalità ordinaria di verifica delle condizioni per l’accesso alle prestazioni e non, come attualmente si configura, come procedura residuale.