Nel romanzo “Le città invisibili” Italo Calvino scrive: «L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio». E a proposito di “inferno dei viventi”, tre immagini mi hanno colpito in questi giorni. Tre immagini emblematiche della nostra condizione, della nostra dimensione esistenziale.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio». E a proposito di “inferno dei viventi”, tre immagini mi hanno colpito in questi giorni. Tre immagini emblematiche della nostra condizione, della nostra dimensione esistenziale.
La prima immagine riguarda la diga di Blufi. Nelle intenzioni di chi l’ha voluta, mezzo secolo fa, avrebbe dovuto raccogliere l’acqua dell’Imera Meridionale e convogliarla verso una vasta area interna. La diga che non c’è, è gigantesca, con una capienza di ventidue milioni di metri cubi d’acqua per un’estensione di cinque ettari e mezzo. A Blufi sono stati buttati via, finora, cinquecento miliardi di lire (duecentocinquanta milioni di euro), con un territorio prima sventrato, distrutto e poi abbandonato. I lavori, progettati negli anni Settanta, e messi in gara, negli anni Ottanta, iniziarono solo nel 1990 dopo un lunghissimo iter per gli espropri. Sono stati poi fermi dal 2002 al 2021, quando la Regione Siciliana ha deciso di far ripartire il progetto. C’è, oggi, chi ne propone il completamento e chi, invece, ne parla come un scempio ambientale assoluto e su cui si è pronunciata negativamente anche la magistratura.
La seconda immagine riguarda il Cimitero degli Angeli, ovvero il recente crollo di una parte del muro di cinta – e la conseguente rovina di alcuni loculi –, nella parte più a valle del nostro camposanto. Lo scorso marzo 2024, proponemmo all’Amministrazione Comunale Nissena (sindaco Roberto Gambino) un progetto di conoscenza, tutela e valorizzazione del Cimitero degli Angeli, intitolato “POLVERE. Un viaggio sentimentale nei cimiteri monumentali d’Italia”. L’Amministrazione Comunale di Caltanissetta ha accolto il progetto con entusiasmo, cogliendo allo stesso tempo l’opportunità di inserire questo luogo storico e monumentale nell’Associazione dei Cimiteri Significativi d’Europa (A.S.C.E.) e nella European Cemeteries Route. L’iniziativa, patrocinata da Italia Nostra, aveva dunque per finalità la conoscenza, tutela e valorizzazione del nostro Cimitero e la possibilità di attingere a specifici finanziamenti per interventi di risanamento e restauro. Inoltre, si intendeva realizzare anche in Sicilia, come avviene già da diversi anni in Francia, un itinerario del turismo dei luoghi del silenzio. Mi auguro vivamente che la nuova Amministrazione Comunale (sindaco Walter Tesauro) faccia suo questo progetto, a partire dalla costituzione di un Comitato tecnico-scientifico e riallacciando i rapporti istituzionali con A.S.C.E..
La terza immagine riguarda la Fontana del Tritone, in Piazza Garibaldi, nel cuore del centro storico di Caltanissetta. Un’immagine di rovina, degrado, povertà. Un’immagine inquietante. Deprimente. E dire che la Fontana del Tritone è, probabilmente, il simbolo più riconosciuto e riconoscibile della città. Ma in questi giorni d’inferno senz’acqua e senza riferimenti istituzionali, essa diventa, con il suo osceno, silente deterioramento, metafora di una città e di un territorio sempre più lontani e soli.
Prof. Leandro Janni, presidente regionale di Italia Nostra Sicilia