Imprese, in calo il grado di apertura sui mercati esteri

Palermo, martedì 17 maggio 2016 – In calo il grado di apertura delle imprese siciliane sui mercati stranieri. Se, infatti, nel 2011 il rapporto tra gli scambi con l’estero (cioè import ed export) e il totale della ricchezza prodotta nell’Isola era del 37,1%, nel 2015 il dato è diminuito di 10 punti percentuali toccando quota 27,2%. Scende anche l’indice che misura la propensione alle esportazioni: lo scorso anno il 10,8% della ricchezza prodotta in Sicilia è andata all’estero contro il 13,6% registrato nel 2011. Entrambi gli andamenti sono determinati dalle performance negative di import/export che hanno caratterizzato gli ultimi anni. Nel 2015, infatti, le esportazioni sono diminuite del 12% per un valore complessivo di 8,4 miliardi di euro di vendite all’estero. Più vistoso il calo delle importazioni che segnano un -26%. A scattare la fotografia sull’import/export siciliano è l’Osservatorio economico di Unioncamere Sicilia che, in occasione della XIV Giornata dell’Economia, ha fatto il punto sull’andamento del commercio estero nel 2015.
Nonostante il trend regionale sia negativo, c’è qualche provincia che fa eccezione. Cresce infatti il valore dell’export a Trapani (+14,43%), Agrigento (+13,5%) e Palermo (+11%). Performance in crescita anche a Catania (+9%) e Ragusa (+8%). In calo, invece, s Caltanissetta con un -35%. Come già avvenuto negli anni precedenti, nell’Isola la dinamica negativa è stata influenzata principalmente dalla diminuzione delle vendite nel settore merceologico “Coke e prodotti petroliferi raffinati” Complessivamente, però, i prodotti delle attività manifatturiere fanno un balzo in avanti del 15%. Sempre sul fronte delle vendite all’estero Turchia, Francia e Stati Uniti si confermano i principali mercati di riferimento per le imprese siciliane. In aumento le esportazioni nei Paesi Bassi (+57%) mentre i venti di guerra hanno determinato un grosso calo in Libia che perde terreno con un -46%.
Nel corso del 2015 le importazioni siciliane sono diminuite del 26% e movimentano complessivamente un giro di affari di quasi 13 miliardi di euro. Il saldo tra import ed export resta negativo, anche se in misura minore rispetto al passato. In altre parole, si importa di più di quanto si esporta per una differenza che nel 2015 è stata pari a 4,5 miliardi di euro contro gli 8 miliardi dell’anno precedente.
unioncamere

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