“Il PD di Caltanissetta biasima il sit-in delle Sentinelle in Piedi”

Il Partito Democratico di Caltanissetta biasima il sit-in delle “Sentinelle in Piedi” programmato per giorno 23 Maggio davanti al Comune di Caltanissetta. Fermo restando il sacrosanto diritto di tutti a manifestare, il PD non condivide sia il metodo che il contenuto della manifestazione. Organizzare una tale iniziativa, che ha già precedentemente creato tensioni, in un giorno (Sabato) di grande affluenza in una zona pedonale del centro storico recherà indubbiamente disagi ai cittadini che si troveranno per le vie del centro.

Ma al di là della forma è soprattutto il contenuto della manifestazione che non può che trovare la forte disapprovazione del PD. Le ”Sentinelle in Piedi” si fanno infatti portatrici di istanze reazionarie che, in nome della c.d. “famiglia naturale” tendono a negare ogni forma di riconoscimento dei diritti civili, come quelli tutt’ora in discussione in Senato.

La Commissione Giustizia sta infatti licenziando per il dibattito in Aula il disegno di legge “Cirinnà” che disciplina la materia delle Unioni Civili. L’Italia e’ uno degli ultimi stati in Europa -e nell’Occidente- a non riconoscere ancora i diritti alle coppie conviventi dello stesso sesso, sancendo di fatto uno stato di anarchia legislativa e di discriminazione che non è degno di un paese civile. Tale legge sulle Unioni Civili non legalizza il “matrimonio gay” -così come paventato dai suoi detrattori- bensì prevede tutta una serie di tutele (di carattere fiscale, sociale e patrimoniale) al fine di sancire i diritti e i doveri dei conviventi, senza sottrarre alcun diritto alla famiglia tradizionale.

Il PD ritiene che questa sia una legge di civiltà attesa da troppo tempo e auspica che il Parlamento non dilazioni ulteriormente la sua approvazione.

Le “Sentinelle in Piedi”, manifesteranno contro uno dei diritti civili fondamentali -che e’ appunto quello di vedersi riconosciuto dallo stato pari dignità a prescindere del proprio orientamento sessuale- si pongono in una netta posizione di discriminazione che non può essere accettata dal nostro partito.

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