“Il ministro Giannini ha ribadito che la teoria gender non rientra nei programmi scolastici. Ne prendiamo atto ma sgombriamo il campo da altri equivoci, la vera truffa è di chi sostiene che la teoria gender non esiste: esiste ed è un problema che non riguarda solo la scuola. Minacciare di “passare a strumenti legali” non è certo il modo migliore per rasserenare il clima”. Così il deputato di Area popolare (Ncd-Udc) Alessandro Pagano. “Certo – prosegue – non è la ‘Buona scuola’ il passepartout per la diffusione della teoria gender, ma può esserne un implicito strumento che, attraverso l’impegno e la battaglia portati avanti in questi mesi da associazioni di genitori e famiglie, docenti, sociologi e parlamentari, stiamo cercando di arginare. Nel nostro ordinamento ci sono alcune norme, leggi e sentenze che, al di là della ‘Buona scuola’, ne possono favorire infatti la divulgazione: la legge 119 del 2013, il piano anti-discriminazione, l’attività della sempre più discussa e ambigua dirigenza dell’Unar con i famosi opuscoli che tante polemiche sollevarono tra i genitori, la sentenza per cui si può cambiare sesso all’anagrafe a prescindere dal cambiamento del sesso biologico. Continueremo dunque ad essere vigili, – conclude Pagano – a tutela soprattutto del principio costituzionale per cui spetta ai genitori l’educazione dei propri figli e nel rispetto di quanto stabilito dallo stesso Miur sulla necessità del consenso informato anche per la attività extracurricolari. Sì alla lotta alle discriminazioni, no alla teoria gender”.