Gela. Il marito della madre assassina: “Sì, avevamo parlato di separazione”

GELA – Potrebbe cominciare oggi stesso, all’obitorio del cimitero, l’autopsia sui corpi di Maria Sofia e Gaia Trainito, le due bimbe di 9 e 7 anni, uccise ieri dalla madre a Gela. Sarà il medico legale Cataldo Raffino, dell’istituto di medicina legale di Catania, a eseguire l’esame. Il medico dovrà stabilire in particolare se le bambine sono decedute per avvelenamento (essendo state costrette dalla madre a bere candeggina) o per soffocamento, considerato che sulla gola delle piccine sono stati riscontrati segni di un’energica pressione, quasi uno strangolamento.

Intanto a Giusy Savatta, 41 anni, è stato notificato nella stanza dell’ospedale Vittorio Emanuele, dov’è piantonata dai carabinieri da ieri pomeriggio, l’ordine di arresto per duplice omicidio volontario, aggravato dalla discendenza, emesso dal procuratore capo, Fernando Asaro.

In corsia i medici l’hanno accolta ancora in preda a turbe suicida, sottoponendola a terapia sedativa. L’ipotesi dello psichiatra è che sia un soggetto dalla personalità bipolare: donna e madre modello nella società e nel lavoro, violenta e possessiva, fino all’omicidio, nel privato.

E con il passare delle ore diventano più chiari i contorni di ciò che è avvenuto ieri nell’abitazione di via Passaniti.
La donna avrebbe prima  tentato il suicidio, ingerendo della candeggina e tentando di impiccarsi col tubo flessibile della doccia, dove il marito, Vincenzo Trainito, di 48 anni, ingegnere, docente presso l’istituto per geometri «Ettore Maiorana», l’ha trovata al suo rientro a casa, riuscendo poi a bloccarla mentre si dirigeva verso il balcone col proposito di buttarsi giù.

Intanto le indagini proseguono per accertare se davvero Giusy, insegnante di sostegno precaria, possa avere agito in stato confusionale per il timore che il marito l’abbandonasse o se invece il duplice delitto sia conseguenza di una patologia mentale mai dichiarata, come sospettano alcuni vicini, colpiti da certi suoi comportamenti definiti «strani».

«Da un po’ di tempo i nostri rapporti erano peggiorati – ha raccontato il marito, sentito ieri pomeriggio per ore dal procuratore Asaro e dal pm Monia Di Marco – e negli ultimi giorni avevamo cominciato anche a parlare di separazione. Ma lei non voleva accettarla, era diventata sempre più ossessiva e possessiva con le bambine. Ma niente che potesse fare immaginare una tragedia del genere».

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