I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Caltanissetta hanno tratto in arresto un uomo per i reati di estorsione aggravata e autoriciclaggio aggravato in concorso con un’altra persona, al quale l’ordinanza applicativa della misura cautelare è stata notificata in carcere.
L’ordinanza applicativa della misura cautelare nei confronti dei due è stata emessa dal GIP nel corso delle indagini preliminari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura nissena, nel medesimo procedimento nell’ambito del quale il primo era stato tratto in arresto in flagranza del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Le ulteriori indagini svolte dai Carabinieri coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia avrebbero consentito di accertare un modus procedendi che sarebbe stato elaborato dagli indagati per mascherare la provenienza illecita dei profitti dell’attività estorsiva: in particolare, secondo i gravi indizi ritenuti dal giudice, l’imprenditore, al quale l’uomo avrebbe avanzato la richiesta estorsiva, avrebbe effettuato pagamenti tramite bonifico su conto corrente intestato al presunto complice, il quale, nella qualità di socio di maggioranza e amministratore unico di una società a responsabilità limitata con sede a Serradifalco ed avente ad oggetto la gestione di un call center avrebbe preventivamente emesso in favore della vittima fatture false per prestazioni mai eseguite relative a forniture di materiale pubblicitario e materiale edile.
Le somme di denaro versate sul conto corrente intestato all’uomo sarebbero state poi prelevate in contanti nel giro di pochissimi giorni tramite bancomat o sportello; si è potuto calcolare che la vittima avrebbe versato in appena 15 mesi una somma di denaro pari a circa 75.000 euro.
Tale meccanismo avrebbe consentito di fornire una apparente giustificazione dei pagamenti effettuati in ottemperanza alle richieste estorsive e per tale ragione è stato contestato agli indagati anche il reato di autoriciclaggio.
Con la medesima ordinanza con la quale è stata applicata la misura personale della custodia in carcere a carico dei due indagati è stato anche disposto il sequestro preventivo della società che gestisce il call center, di fatto non operativa e costituente una “scatola vuota” che sarebbe stata utilizzata per l’emissione di fatture false.