[maxgallery id=”4719″]Cesare Brandi ha scritto: “Il restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell’opera d’arte, nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della sua trasmissione al futuro”.
Lo scorso 26 dicembre 2014 scrivemmo, presentammo il seguente esposto: «Da Calogero Barba, docente e noto artista contemporaneo, ricevo questo messaggio insieme a due immagini fotografiche, che qui allego: “Caro Leandro, ti posto il regalo di Natale e dell’Anno Nuovo fatto ai nisseni, in barba a tutte le Carte di Restauro. La tanto ricercata scultura di Villa Isabella, il Cupido del 1865, opera dello scultore palermitano Cervello, è riapparsa nella hall del Teatro Regina Margherita con uno pseudo restauro firmato dall’usciere del Comune di Caltanissetta. Mi chiedo dove stiano le istituzioni preposte alla vigilanza e alla tutela del nostro patrimonio”. Che dire? Non è facile superare la sorpresa, lo sconcerto, l’indignazione dopo aver appreso una tale notizia. Dunque, a quanto pare, l’usciere di Palazzo del Carmine, su incarico diretto dell’ex sindaco Michele Campisi, ha di fatto danneggiato, cancellato, con un peculiare intervento di “lifting ricostruttivo”, del tutto ignaro di ogni principio, regola o norma derivanti dal Codice dei Beni Culturali e dalle Carte del Restauro, un pezzetto di storia cittadina; quello che per tanti anni è stato il simbolo di Villa Isabella, poi Villa Amedeo. La statua del Cupido, insomma, è stata danneggiata. Altro che restauro! Ci auguriamo in modo non irreversibile. E comunque, se non venisse da piangere, ci sarebbe da ridere. Che altro dire, se non denunciare il fatto alla autorità competenti? Questa città e certi suoi avvenimenti, troppo spesso negli ultimi tempi, sembrano appartenere alla filmografia di Totò. Ma, qui, più che al comico, i fatti appartengono al ridicolo e insieme al tragico.» A distanza di circa tre mesi ci chiediamo cosa sia successo, se siano stati presi i dovuti provvedimenti. Ci risulta che la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta abbia effettuato delle ricerche, delle indagini. Di certo c’è che la statua del “Cupido cancellato”, scriteriatamente integrata delle parti mancanti, stuccata e tirata a lucido da un artigiano-usciere del Comune di Caltanissetta, a seguito di incarico conferitogli dall’ex sindaco Michele Campisi, è ancora esposta presso il foyer del Teatro Regina Margherita. L’unica cosa che è cambiata è la fascetta metallica che riportava il nome dell’ultimo “restauratore” [Brancatello Antonio Vincenzo], che è stata rimossa. Nel mentre, abbiamo preso atto di un altro esemplare intervento di “lifting ricostruttivo” del nostro artigiano-usciere, eseguito su una statua neoclassica di Ercole, collocata all’interno della nicchia centrale dell’Aula Consiliare di Palazzo del Carmine. Stesso identico trattamento: ricostruzione totale del manufatto, stuccatura e lucidatura. Anche qui, ovviamente, è stata rimossa – di recente – la fascetta ricordo dell’autore e dell’intervento.
Ancora una illuminante citazione di Cesare Brandi: “Il restauro deve mirare al ristabilimento dell’unità potenziale dell’opera d’arte, purché sia possibile raggiungere ciò senza commettere un falso artistico o un falso storico, e senza cancellare ogni traccia del passaggio dell’opera d’arte nel tempo”. Caltanissetta capitale italiana della cultura? Certamente non lo è stata la Caltanissetta rozza e ragionieristica di Campisi.
Cos’altro aggiungere, a questo punto, se non una necessaria documentazione fotografica dei fatti e dei misfatti qui evidenziati?
Leandro Janni