Tutti sappiamo che l’anemia falciforme spesso confusa per talassemia non è una problematica grave se monitorata da medici preparati all’emergenza.
Molti calciatori della nazionale francese hanno tale problema, ma ci sono pure dei campioni della nazionale italiana con anemia falciforme.
Gela grazie al costante lavoro della Dott. Alessandra Quota, Perrotta e team ha un’ottimo reparto, ma deve essere potenziato con medicinali di ultima generazione, strumenti e numero di sanitari.
Il reparto dato l’alto numero di pazienti dovrebbe essere trasformato in centro d’eccellenza regionale come quello di Palermo, aperto h24 tutti i giorni e garantire la migliore accoglienza sanitaria ai pazienti dell’area sud della Sicilia.
L’anemia falciforme grazie alle cure di ultima generazione che tardano ad arrivare in Italia non è più un problema reale, ma alcuni sanitari ancora oggi fanno terrorismo medico non conoscendo concretamente il problema o magari perché così hanno studiato all’università negli anni sessanta.
In Italia si utilizzano metodologie mediche (passate) risalgono gli anni ottanta, comunque, normalmente si vive fino a 75 anni e si conduce una vita normale, in molti casi i soggetti affetti da tale problematica non sanno neppure di esserne affetti o lo scoprono in tarda età durante dei controlli medici casuali, Il soggetto con anemia falciforme è estremamente intelligente, intuitivo e forte; i figli sono belli e sani.
L’anemia falciforme ha 7000 anni.
Più di 7 mila anni fa la zona del Sahara era verde e umida, un habitat ideale per le zanzare che portano la malaria. È qui, con la nascita del primo bambino, che comincia la storia di una mutazione genetica, l’anemia falciforme protegge dalla malaria.
In poco tempo chi non aveva l’anemia falciforme moriva di malaria, che l’aveva si salvava, inconsapevolmente si contribuiva con la procreazione a fare aumentare il numero di portatori sani e persone affette da tale problematica.
Due ricercatori del Center for Research on Genomics and Global Health hanno ricostruito l’origine genetica dei due fenomeni (protezione dalla malaria e anemia falciforme) la cui correlazione è già nota alla scienza da molti anni. Il viaggio genetico a ritroso si ferma a più di 7mila anni fa nel Sahara dove emerge per la prima volta in una singola persona una mutazione capace di aumentare le difese immunitarie contro la malaria.
Il suo vantaggio evolutivo è facilmente comprensibile: in una regione piovosa e umida, habitat ideale delle zanzare portatrici dell’infezione, quella immunità è una vera e propria benedizione.
E, proprio grazie a quella mutazione, quel bambino preistorico è sopravvissuto e ha messo al mondo dei figli che hanno ereditato la provvidenziale protezione dalla malaria.
Così via per millenni e millenni. Nel frattempo il verde Sahara si è trasformato in deserto e le popolazioni si sono trasferite in altre zone dell’Africa più ospitali.
La mutazione genetica si è mossa con loro fino ad arrivare ai giorni nostri a 250 generazioni di distanza dal primo portatore.
Ma la storia non finisce qui. La mutazione che protegge dalla malaria è innocua quando compare da sola. Ma se due genitori hanno la mutazione, la prole sarà affetta da anemia falciforme.
I ricercatori hanno analizzato il genoma di 3mila persone ricostruendo le mutazioni genetiche fino ad arrivare a 7.300 anni fa quando tutto è iniziato.
I risultati dello studio pubblicati sull’American Journal of Human Genetics potrebbero aiutare ad avere un identikit più accurato delle mutazioni all’origine dell’anemia falciforme, chiarendo anche come mai queste mutazioni si rivelano severe per alcuni pazienti e non per altri.
L’anemia falciforme non è uguale per tutti.
«I nostri risultati – hanno dichiarato gli autori dello studio – indicano che le origine della mutazione falciforme risalgono alla fase umida dell’Olocene, o Neolitico subpluviale che è durata dal 7.500 al 3500-3000 avanti Cristo». Dalle foreste del Sahara la mutazione è passata al resto del mondo in seguito alle migrazioni della popolazione Bantu iniziate circa 5mila anni fa.
Studi precedenti avevano suggerito l’ipotesi che la mutazione genetica responsabile della protezione dalla malaria e dell’anemia falciforme avesse avuto origine in un’unica persona in più zone del mondo, una volta in Senegal, un’altra in Cameroon, un’altra in Benin ecc..
Ma con questa nuova analisi i ricercatori sono convinti che all’origine di tutto ci sia una sola persona.
Oggi l’anemia falciforme è un problema che potrebbe diventare serio in Italia, nel nostro paese le terapie sono obsolete e risalgono agli anni 80.
Il territorio di Gela con l’altissimo numero di soggetti, anche causa l’emigrazione dell’Africa deve avere un reparto aperto h24 e dotato di strumenti, medicinali di ultima generazione.
Si ricorda che la rapidità dell’intervento in alcuni casi può salvare da indicibili torture.