Da Panorama del 16.01.2015 – di Marco Cobianchi –
Ora c`è un grande pericolo. Che dalla grandiosa marcia parigina dell`11 gennaio nasca un nuovo tipo di censura. La censura dei buoni. La censura di quelli che vogliono abbassare i toni; quelli che se dici che siamo di fronte a una guerra e non a dei terroristi, fomenti rodio; quelli che sanno ciò che è opportuno dire e che cosa no, e se non collabori allora sei un guerrafondaio, un estremista, un fondamentalista anche tu. Oppure un cretino. La censura dei buoni è funzionale al disegno del potere: nessun leader europeo (Francois Hollande è scusato) ha osato esprimere un`opinione diversa dal «sono terroristi, la religione non c`entra» e così gli assassini diventano «sedicenti islamici» e a chi fa notare che mentre macellavano innocenti gridavano «Allah-u akbar» viene tacciato di perseguire lo scontro di civiltà. Davanti a chi ha una posizione diversa, i buoni sono pronti a sventolare il dito inquisitore, spiegando che così non si fa il bene dell`umanità che è l`integrazione e il dialogo. E siccome l`ostacolo maggiore al dialogo sarebbe avere una posizione culturale, religiosa o sociale ben definita, allora la colpa della mancata integrazione è tua. L`unica posizione culturale accettata diventa così quella laica che, indifferente a tutto, non fomenta l`odio. Perciò, adesso più di prima, bisogna stare attenti a non cadere nell`eccesso contrario: facendo passare l`idea che Charlie Hebdo sia un giornale di anarchici scapigliati e vada difeso, mentre chi ritiene le sue vignette volgari, blasfeme e ripugnanti stia armando le mani degli assassini. Bisogna stare attenti a non accusare di intelligenza con il nemico chi esercita la libertà di critica. Bisogna vigilare, perché questo tipo di censura dei buoni è in grado di devastare lo spazio pubblico togliendo libertà a chi non è allineato con il pensiero «mainstream». Quello secondo il quale solo chi non crede in niente accetta tutto ed è pronto a dialogare con chiunque. Per dirsi cosa, poi, non si sa.