Dopo anni, è stata definita e pubblicata. L’azienda incaricata di seguire la lunghissima procedura che dovrebbe condurre ad individuare il sito unico nazionale per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari ha reso nota la Carta delle aree potenzialmente idonee. Sono in totale 67 zone, sparse lungo la penisola, e tra le aree individuate in Sicilia, c’è quella che ricade nel Comune di Butera, a pochi chilometri da Gela. Ci vorranno ancora altri anni prima di concludere la fase di consultazione pubblica e arrivare alla scelta del deposito italiano dei rifiuti radioattivi, che in totale dovrebbe servire a stoccare non meno di 95 mila metri cubi di rifiuti, compresi quelli ad alta intensità, successivamente destinati ad uno speciale deposito geologico di profondità. Si tratta di ciò che resta delle attività di dismissione delle centrali nucleari italiane. Il percorso intrapreso da Sogin è stato lunghissimo, dato che la società statale è stata costituita nel 2001. I ritardi sono stati notevoli e certamente tante comunità locali si opporranno. Gli scarti nucleari fanno paura, soprattutto per le possibili conseguenze a lungo termine. L’investimento complessivo, che verrà coperto con fondi pubblici come tutte le attività di Sogin, è stimato in circa 900 milioni di euro, per la realizzazione del Deposito nazionale e del parco tecnologico. Oltre a Butera, le altre aree siciliane individuate ricadono nei Comuni di Trapani, Calatafimi, Segesta, Castellana e Petralia.
Butera dista solo pochi chilometri dal territorio di Gela, che nei decenni ha risentito degli effetti del processo industriale, pagando ancora oggi in termini di patologie e morti. In totale, sono 67 le aree italiane potenzialmente idonee ad ospitare il deposito, individuate sulla base di criteri dettati anche da Ispra.