Il giorno dopo l’allarme lanciato dal presidente dell’Anac, Raffaele Cantone sulla corruzione in Sicilia, un nuovo caso scuote l’Anas a Catania. Militari del Comando provinciale della Guardia di finanza, su delega della locale Procura distrettuale, hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di funzionari dell’area compartimentale etnea e di imprenditori di Palermo, Caltanissetta e Agrigento.
Nei loro confronti il gip ha emesso un provvedimento cautelare in carcere e agli arresti domiciliari che ipotizza reati di corruzione in concorso commessi nell’esecuzione dei lavori di rifacimento di strade statali della Sicilia orientale e centrale.
L’inchiesta rappresenta il primo sviluppo di una più vasta indagine, denominata ‘Operazione buche d’oro’, che, sottolinea la Procura distrettuale, sta “portando alla luce rodati meccanismi corruttivi” all’interno dell’Anas di Catania.
C’è anche un imprenditore agrigentino, tra le 8 persone arrestate all’alba dai militari della Guardia di finanza, con il coordinamento della Procura di Catania. Il business delle buche “d’oro”, nei lavori pagati da Anas, e mai eseguiti dalle ditte, con tanto di giro milionario di mazzette.
In manette l’ingegnere Giuseppe Romano, e i geometri Riccardo Carmelo Contino e Giuseppe Panzica, di Anas (già fermati a settembre, oggi nuovamente raggiunti da una misura cautelare agli arresti domiciliari.
In carcere è andato il geometra Gaetano Trovato. Interdetto per un anno l’ingegnere Antonino Urso.
Ai domiciliari, quattro imprenditori: Salvatore Truscelli, legale rappresentante della “Truscelli Salvatore srl” con sede a Caltanissetta; Pietro Matteo Iacuzzo, rappresentante della “Isap srl” di Termini Imerese; Roberto Priolo, rappresentante della “Priolo srl” che ha sede a Ciminna (provincia di Palermo), e Calogero Pullara, rappresentante legale dell’omonima ditta, con sede a Favara.