Non passa la norma per fissare una quota di partecipazione nelle giunte dei comuni sopra i 15mila abitanti. Ecco cosa prevede la nuova legge.
Approvato invece il testo di legge che prevede più assessori nelle giunte comunali e un diverso quorum per la validità delle elezioni nei comuni sotto i 15mila abitanti.
È bastato poco nella discussione del ddl perché in Sala d’Ercole scoppiasse la polemica a causa soprattutto della soppressione della “norma rosa”. Eleonora Lo Curto (Udc) si è scagliata contro il M5s: “Tutta la colpa è di Gianfranco Cancelleri, di Gianina Ciancio, di Elena Pagana e di Matteo Mangiacavallo che hanno proposto l’emendamento soppressivo. Si è scritta una pagina squallida, una pagina misogina. Siamo inorriditi dalla visione del mondo che tende ad escludere le donne dalle Giunte comunali e dalla politica in generale”.
L’esito della votazione è stato criticato anche da Marianna Caronia (Misto). “Il ricorso al voto segreto – ha detto – è stato un errore. Approvare le quote rosa non è una questione di parte. Non è solo colpa del Movimento cinque stelle che ha proposto l’emendamento. C’è forse una volontà diffusa per fare stare le donne al loro posto. Questo dibattito – ha poi proposto Caronia – deve vedere la partecipazione delle donne siciliane per questo proporremo un disegno di legge di iniziativa popolare per ottenere una quota di partecipazione delle donne anche nell’Ars e nella giunta regionale”. Anche Giuseppe Lupo (Pd) ha poi avanzato la stessa proposta annunciando la presentazione di un ddl.
I deputati M5s hanno invece difeso la loro posizione. Per Gianina Ciancio quello sulle quote di genere “è un dibattito strumentale. In quest’aula – ha spiegato la pentastellata – la questione delle quote di genere è come il prezzemolo che sta bene d’ovunque. Abbiamo parlato fin troppo di doppia preferenza ma oggi il tema è un altro. Questo ddl era finalizzato a stabilire nuove norme di incompatibilità e norme per il numero degli assessori”. Jose Marano e Giancarlo Cancelleri sono poi passati all’attacco: “Non ci vuole una legge per fare entrare le donne in politica – il contenuto della loro dichiarazione – in realtà basta candidarle. Per questo nel gruppo parlamentare del M5s su venti deputati otto sono donne”.
Ma Claudio Fava (Misto) ha contestato al M5s l’interpretazione fornita rispetto a quanto è accaduto in aula. “Qui – ha affermato – non stiamo parlando di quanto le forze politiche hanno dato spazio alle donne ma stiamo parlando di una legge che avrebbe garantito la partecipazione femminile al di là della capacità della politica di autoregolarsi. Abbiamo introdotto la doppia preferenza di genere e dopo abbiamo visto crescere la partecipazione delle donne dal 10 al 30 percento. Questo prova che quella legge era utile”.
Dopo la seduta è arrivato anche il commento di Gianfranco Miccichè sul voto in aula. “Una brutta pagina quella scritta oggi: un emendamento dei 5 Stelle ha proibito la rappresentanza delle donne nelle giunte comunali”.
Poi la discussione è proceduta. Prima è stato approvato l’articolo 2 del disegno di legge. Le nuove disposizioni prevedono un numero massimo di assessori, rimettendo pertanto la scelta di incrementare la composizione della giunta all’autonomia dei singoli comuni che potranno, fin da subito, modificare i propri Statuti in vista dell’incremento delle poltrone nell’esecutivo. Per i Comuni sotto i 10mila abitanti il numero massimo è di quattro assessori (attualmente il numero è di tre per i Comuni al di sotto dei 5mila abitanti). Nei comuni con popolazione fra i 10mila e il 30mila gli assessori potranno essere cinque (attualmente sono quattro). Un altro scaglione riguarda i comuni che hanno tra i 30mila e i 100mila abitanti dove potranno essere delegati sette assessori (attualmente sono cinque). Nei comuni con popolazione fino a 250mila abitanti e nei comuni capoluogo delle ex province gli assessori potranno essere nove (attualmente sono sette). Mentre sotto la soglia dei 500mila abitanti si aggiungerà un solo altro componente di giunta (attualmente il numero è di otto). Ultimo scaglione è dedicato ai comuni con oltre 500mila abitanti, e cioè a Palermo. Qui gli assessori potranno essere dodici (oggi sono otto).
Approvata anche la norma che prevede per la validità delle elezioni nei comuni sotto i 15mila abitanti. Il quorum sarà calcolato senza gli iscritti nelle liste elettorali ma residenti all’estero. (livesicilia.it)