CALTANISSETTA – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Pochi giorni fa i segretari provinciali delle principali organizzazioni sindacali hanno scritto al Sindaco di Caltanissetta, chiedendo un confronto “sulle azioni utili da intraprendere a vantaggio di un territorio che necessita di tempestività e risolutezza”.
Analogamente, anche Legambiente Caltanissetta ha chiesto un confronto con l’amministrazione comunale per “addivenire ad alcuni obiettivi comuni strategici, finalizzati ad una migliore difesa, gestione e progettazione del verde cittadino”.
Si tratta di iniziative importanti, in primo luogo per i contenuti che le caratterizzano: l’impiego delle risorse del Recovery per il varo di progetti condivisi; la promozione dello sviluppo attraverso l’economia circolare, la crescita green, la cura del verde pubblico, il risanamento urbano.
Ma si tratta di un atto rilevante soprattutto perché offre un’occasione di dibattito sul futuro economico e sociale della nostra provincia.
I dati da cui partiamo sono drammatici e per rendersene conto basta ricordarne qualcuno: il tasso di occupazione si ferma al 38,05%; il reddito medio pro capite è di soli 13.600 euro annui; il 42,6% dei giovani della nostra provincia non lavora e non studia; il gap occupazionale tra donne e uomini arriva al 29%; solo il 41,8% delle persone con età compresa tra i 25 e i 64 è in possesso di un diploma; appena il 3,4% dei lavoratori e delle lavoratrici è coinvolto in percorsi di formazione continua; la quota di export sul PIL prodotto è pari all’1,35%; le imprese attive nel settore del commercio al dettaglio dotate di piattaforme di e-commerce sono solo lo 0.016%; due imprese su mille sono presenti in rete.
A questi numeri occorrerebbe accompagnare quanto emerge dalle statistiche di Legambiente sull’Ecosistema urbano, o dallo studio di Open polis sugli asili nido ed i servizi per l’infanzia, o dal report dell’Osservatorio sulla salute dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Sono dati che raccontano di un tessuto economico arretrato e frammentato, ma anche di un sistema pubblico che non riesce a riconoscere fondamentali diritti di cittadinanza: un’istruzione adeguata sin dai primi anni di vita, un lavoro ed un reddito che possano consentire a ciascuno di decidere del proprio destino; un sistema sanitario cui fare affidamento; un’efficiente rete di servizi pubblici essenziali (dalla mobilità all’accesso all’acqua).
Non voglio descrivere uno scenario catastrofico, al contrario. Conosco bene le risorse di cui questo territorio dispone e le opportunità che potrebbe cogliere. So che esistono imprese di successo, reti associative di valore, istituti scolastici in cui si insegna con passione, giovani che hanno voglia di dare un contributo. So anche che la nostra collocazione geografica, il patrimonio paesaggistico e culturale di cui disponiamo e la qualità dei nostri prodotti potrebbero essere attrattivi per il mondo che ci circonda.
Insomma, le condizioni per invertire la rotta esistono ed il compito della politica sarebbe proprio quello di riuscire ad avverarle, dicono bene quindi le organizzazioni sindacali e Legambiente quando chiedono, ciascuna per il proprio ambito di competenza, azioni risolute e tempestive.
Anche la comunità politica di cui faccio parte domanda da tempo un cambio di passo e si impegna quotidianamente per far avanzare idee concrete in nome dello sviluppo sostenibile e della giustizia sociale.
Con il Partito Democratico di Caltanissetta nel corso di questi mesi abbiamo formulato proposte sui temi dei trasporti e della mobilità, della digitalizzazione e del sostegno alle attività produttive, della cura del territorio e della tutela della salute.
Abbiamo partecipato con convinzione al lavoro che è stato avviato attorno all’idea del Parco sullo stile di vita Mediterraneo, perché siamo consapevoli che questo territorio necessita di un progetto che guardi al futuro e sappiamo che per realizzarlo occorre partire dalle risorse europee e nazionali (il Recovery, il Fondo di coesione) e dagli strumenti normativi di cui si dispone (il CIS, le Zone economiche speciali, la Strategia nazionale aree interne).
Alla programmazione di lungo periodo, però, occorre affiancare azioni immediate che sappiano dare risposte ai problemi dei cittadini, tenendo insieme la questione ambientale e la promozione del lavoro di qualità.
Per questa ragione oggi voglio ribadire una proposta che avanziamo da tempo e che riteniamo potrebbe essere utile, perché a spesa invariata consentirebbe un miglior impiego delle risorse pubbliche utilizzate per l’acquisto di beni e servizi.
Parlo dell’opportunità di adottare un protocollo appalti che impegni l’amministrazione comunale – ma potenzialmente tutti i comuni della provincia e l’intero Libero consorzio – all’adozione di criteri valutativi che consentano di perseguire il contrasto alla corruzione, alla concorrenza sleale e alle infiltrazioni mafiose, di promuovere il lavoro regolare e la tutela dell’ambiente e di sostenere il sistema economico del territorio.
Si tratta di una proposta in netta controtendenza con la riforma che il governo sembra apprestarsi ad approvare, incentrata sulla liberalizzazione del subappalto e sul ricorso al criterio del massimo ribasso; ma pienamente coerente, invece, con le linee guida della Commissione europea (2017), con quanto viene già praticato in altre aree urbane, con le rivendicazioni dalle organizzazioni sindacali e dal mondo ambientalista e con l’elaborazione svolta dalle associazioni che si occupano di giustizia sociale, a partire dal Forum disuguaglianze e diversità.
Si tratta soprattutto di una proposta che risponderebbe ad esigenze reali di territori come il nostro, in cui il massiccio ricorso al criterio del massimo ribasso incide negativamente sul valore delle gare, sulla qualità di lavori e servizi realizzati, nonché sul loro impatto economico e sociale. Stando ad un’analisi della Banca d’Italia, tra il 2018 ed il 2019 la nostra provincia ha visto crescere il numero di lavori pubblici posti a gara (variazione positiva dell’84,6%) ma ha contemporaneamente visto contrarre il loro impatto in termini economici (variazione negativa del 28,4%). Un dato questo, che non è affatto neutro, ma che incide sull’economia territoriale e rispetto al quale occorre invertire la rotta.
Per farlo, sarebbe opportuno indicare quattro pilastri su cui costruire una moderna gestione degli appalti:
- il rispetto del costo del lavoro come determinato dalla legge (artt. 23, 95 e 97 D. lgs 50/2016), al fine di contrastare l’utilizzo del lavoro nero o di qualsiasi forma di lavoro irregolare;
- l’impiego del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa a garanzia di una valutazione complessiva della stessa, valorizzando tra gli elementi di valutazione gli aspetti tecnici e qualitativi, l’impatto ambientale determinato, il costo del ciclo di vita dei prodotti, la predilezione di percorsi a filiera corta, l’adozione di politiche di conciliazione e di pari opportunità;
- la limitazione del ricorso al subappalto e alla subconcessione, a tutela dei rischi di infiltrazione mafiosa e di distorsione della corretta concorrenza tra imprese;
- l’introduzione di una clausola sociale per l’assunzione riservata di una quota di personale con difficile accesso al lavoro.
Sono indicazioni di merito che consentirebbero di indirizzare l’attività economica lungo la rotta di un miglioramento della trasparenza, della qualità tecnica dei servizi e dei lavori realizzati, oltre che in direzione di un maggior investimento in sostenibilità sociale ed ambientale e di una miglior cooperazione tra le imprese.
Insomma, quella che proponiamo è una scelta che contribuirebbe a promuovere un processo di sviluppo botton-up e non esclusivamente top-down, un percorso di modernizzazione attiva e non meramente passiva. Per questa ragione continueremo a chiedere un confronto con le istituzioni e le organizzazioni sociali su questa e su molte altre proposte che abbiamo avanzato nel corso degli ultimi mesi
La nostra convinzione è che oggi sia arrivato il momento di scegliere e di agire. È la politica che deve farlo. Noi siamo pronti, ci auguriamo lo siano anche gli altri.
Carlo Vagginelli
Segretario Circolo PD Guido Faletra.