Cassazione, gli indagati non sono mai “bastardi”

“In tema di cronaca giudiziaria relativa alla delicata fase delle indagini preliminari, è doveroso un racconto senza enfasi o indebite anticipazioni di colpevolezza, non essendo consentito al giornalista aprioristiche scelte di campo o sbilanciamenti di sorta a favore dell’ipotesi accusatoria, capaci di ingenerare nel lettore facili suggestioni, in spregio al dettato costituzionale di innocenza dell’imputato”. Così la quinta sezione della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di due giornalisti condannati dalla Corte d’appello di Caltanissetta per diffamazione, ai soli fini civilistici, per gli epiteti utilizzati (“bastardi”) nei confronti di un gruppo di indagati sottoposti a provvedimento cautelare per l’omicidio del tredicenne Francesco Ferreri, trovato il 18 dicembre 2005 con la testa fracassata in un dirupo nei boschi attorno a piazza Armerina. In particolare, la Cassazione ha ritenuto che “in presenza di un’ipotesi accusatoria ancora tutta da verificare nella sua fondatezza” si sia “oltrepassato il limite della continenza nel diritto di critica”

Secondo la Cassazione “la circostanza che nei confronti della persona sottoposta ad indagini sia stata specificamente emessa un’ordinanza custodiale, senz’altro non attenua la cautela che deve essere osservata nella propalazione della notizia, pur sempre trattandosi di uno sviluppo delle indagini preliminari che va monitorato e verificato nel tempo, senza ingenerare nell’ascoltatore il convincimento appunto della colpevolezza dell’indagato”. Circa l’espressione ‘bastardo’ i giudici della Cassazione hanno rilevato come anche se la parola era “originariamente destinata a indicare persona nata da unione illegittima, senza connotazione necessariamente spregiativa (si pensi allo storico personaggio di Jeans de Dunois, chiamato dai suoi contemporanei ‘Bastardo d’Orleans), ha assunto nel linguaggio moderno un significato decisamente offensivo e nella fattispecie in esame, proprio in considerazione del contesto di dichiarato disprezzo in cui è stata pronunciata, ha assunto ancor più la valenza di gratuito attacco morale nei confronti delle parti offese”.

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