Il prezzo del carburante è ormai alle stelle, a causa di accise ed Iva. Oltre alle dinamiche di mercato, in questo momento legate al conflitto in Ucraina, i prezzi sono determinati dalle accise che ogni Paese applica. E l’Italia in Europa si trova sul podio: prima per il diesel e seconda per quanto riguarda la benzina. Ciò rischia di mettere in ginocchio trasporto pubblico locale e le piccole aziende. Si stanno valutando diverse ipotesi per tentare di ridurre i prezzi: i gestori delle pompe di rifornimento chiedono di abbassare l’Iva dal 22 al 5%, mentre le forze di maggioranza propongono di sterilizzare l’Iva sui rincari. Nel corso di tantissimi anni, innumerevoli sono state le “promesse” di ridurre le accise, ma le accise sono tutte rimaste. Vediamo allora cosa sono, quanto costano e come mai negli ultimi novant’anni in Italia il peso fiscale sulla benzina è costantemente cresciuto. Le accise sull’acquisto dei carburanti, in Italia, sono state incrementate nel tempo allo scopo di fronteggiare finanziariamente alcune emergenze, come quelle provocate dagli eventi naturali o dalle guerre. Ma quando sono cadute le ragioni per fare il prelievo, gli incrementi sono rimasti lì, per essere utilizzati per la copertura di altre voci del bilancio pubblico. In totale, sono quasi una ventina le accise sui carburanti, accorpate nel 1995 in un’unica imposta indifferenziata, eliminando così ogni riferimento alle motivazioni originali. Alcuni esempi? La prima accisa, paradossalmente ancora esistente, risale addirittura al 1935 il cui fine era quello di finanziare la guerra di Mussolini in Abissinia: allora furono 0,1 centesimi, che ne nel 1936 videro aggiungersi 1,9 centesimi per finanziare il conflitto in Etiopia; poi ci sono le accise : di 0,00723 euro per finanziare la crisi di Suez (1956), di 0,00516 euro per la ricostruzione dopo il disastro della diga del Vajont (1963) e di 0,00516 euro per la ricostruzione di Firenze dopo l’alluvione del 1966.
Come se non bastasse da lunedì prossimo, 14 marzo, le aziende di autotrasporto si fermeranno a causa dell’aumento dei costi del carburante, con effetti diretti sulla collettività: la sospensione dei rifornimenti di beni nel settore del commercio porterà a un conseguente impennata dei listini al dettaglio nei negozi e nei supermercati, visto che l’85% delle merce venduta in Italia viaggia su gomma. Nel contempo si assiste a quello che viene definito un vero e proprio “immobilismo del Governo” ingiustificato e deplorevole, non comprendendo cosa attenda l’esecutivo per azzerare immediatamente l’Iva su benzina e gasolio e ridurre le accise. In merito a tali questioni interviene la Confedercontribuenti che chiede l’immediata cancellazione o almeno la sospensione delle accise, per dare una boccata di ossigeno ai contribuenti, alle imprese e agli autotrasportatori.
A chiederlo a gran voce è il presidente nazionale di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro, il quale dichiara: “Il Governo si dimostra assolutamente inadeguato a sostenere i problemi della crisi energetica. L’idea di mantenere le accise così come sono (che hanno una incidenza di oltre un euro e dieci sul costo della benzina) è proprio da irresponsabili, perché tale è il costo che viene sostenuto per ogni litro di benzina, fra Iva e le accise. Ecco perché in questo momento chiediamo con forza che il Governo -(anche per un periodo temporalmente limitato e comunque fino a che la crisi dell’Ucraina continua e fin quando non troviamo alternative a questo sistema che ci vede fortemente condizionati anche nell’acquisto del gas dalla Russia)- di annullare le accise in tal modo da consentire di riallineare il prezzo del carburante ai vecchi costi, così da rimettere in moto la competitività dell’industria, del commercio e dell’artigianato, aiutando gli autotrasportatori, ma anche i contribuenti e le loro famiglie, perché fare ciò consentirebbe fra l’altro di abbassare i prezzi. Ecco perchè chiediamo al Governo di attivasi subito in tal senso, attraverso il ministro Franco e il presidente Draghi. Non è concepibile -conclude il presidente nazionale di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro– fare iniziative spot sprecando miliardi di euro, senza trovare la soluzione più logica, che è quella semplicemente di eliminare o sospendere le vecchie accise sui carburanti”.