Caltanissetta capitale della cultura, le ragioni della Castiglione

CALTANISSETTA – “Dobbiamo imparare ad estrarre da noi stessi il nostro potenziale rinunciando all’autorefenzialità e investendo sui processi virtuosi di collaborazione e scambio”. Sono queste le parole dell’assessore alla cultura e alla creatività Marina Castiglione in una lettera aperta inviata agli organi di stampa in risposta all’esclusione dalla “top ten” di Caltanissetta a capitale della cultura italiana. Aquileia, Como, Parma, Pistoia, Terni, Pisa, Mantova, Spoleto, Taranto, Ercolano sono, invece, le finaliste selezionate dal MIBACT. (ministero per i beni e le attività culturali).
Se da un lato però è ormai naufragato il sogno di Caltanissetta capitale della cultura, dall’altra parte, puntualizza l’assessora, la sua candidatura ha rappresentato per la città l’opportunità di conoscere e coordinare soggetti che hanno creato nuove associazioni culturali ed eventi in città.
I due progetti “Nissa ipogea” e “Non omnis morirar”, la rassegna “Erranza e approdi”, il festival di arti contemporanee “Estrazione Astrazione”, rappresentano, infatti, per la vicesindaco Castiglione non solo delle attività, incluse nel calendario nazionale ma soprattutto un primo passo verso una “sfida” quella di “costruire una città coesa e con una massa critica pronta a considerare risorsa sè stessa, prima che un finanziamento economico”.
Una città che ha dimostrato di saper superare l’inerzia e il vittimismo ha così l’assessore Castiglione definito la partecipazione al bando della città a capitale della cultura dimostrando un certo rammarico anche per le altre città siciliane quali Agrigento e Modica che non hanno superato la prima selezione.
“Possiamo dire con amarezza che il MIBACT si è fermato ad Ercolano” ha poi concluso nella sua nota l’assessore Marina Castiglione. “Ci sentiamo esclusi innanzitutto come cittadini siciliani, dai grandi processi di coinvolgimento culturale e dalla considerazione degli sforzi che a partire dai territori si stanno producendo. Ci saranno nuovi bandi, ma non ci saranno nuovi cittadini e nuove progettualità se non impegneremo questo tempo a formare competenze e relazioni che camminino in autonomia, nella considerazione che la cultura non ha bandiere politiche e non si arresta di fronte a crisi finanziarie, ma è innanzitutto crescita civile”.

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