“Aveva accoltellato l’ex “suocero”, arrestato

“Aveva accoltellato l’ex “suocero”, nel centro di Niscemi, sotto gli occhi della moglie e del nipote, della vittima, Nonché di alcuni commercianti e passanti, poiché nessuno dei due contendenti – suocero e genero – da anni, riusciva ad accettare la prematura scomparsa della giovane ragazza, rispettivamente figlia e convivente dei contendenti; arrivata la condanna definitiva, il pregiudicato viene arrestato”.

 

            Nella giornata scorsa, gli uomini del Commissariato di Niscemi, diretti dal Commissario Capo Gabriele Presti, hanno eseguito  – in esecuzione dell’Ordine di Esecuzione per la carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica c/o il Tribunale di Gela – l’arresto a carico di un pregiudicato niscemese– con numerosissimi precedenti si polizia – classe 1986, per scontare la pena residua, conseguente alla condanna, attraverso la misura alternativa della detenzione domiciliare, dovendo in tale stato eseguire la residua pena di anni 1 (uno) e giorni 17 di reclusione, essendosi reso responsabile, in Niscemi, nell’ottobre del 2013, dei reati di cui agli artt. 110, 610 e 61, 110, 582, 585 cod. pen., ed art. 4 L.110 del 1975, ovvero violenza privata e lesioni aggravate in concorso, nonché porto abusivo in luogo pubblico di oggetti atti ad offendere.

In particolare, i fatti risalgono all’ottobre del 2013, quando il pregiudicato, in Niscemi, in concorso con il fratello, aveva accoltellato l’ex “suocero”, nel centro di Niscemi, sotto gli occhi della moglie e del nipote della vittima, di alcuni commercianti e passanti, procurandogli lesioni.

In quella giornata, gli uomini della volante del Commissariato della città della SS Madonna del Bosco, intervenivano nei pressi di un negozio di abbigliamento ubicato proprio nelle vicinanze del Commissariato di P.S., ove era stata segnalata una violenta lite fra alcune persone, per motivi ancora da chiarire. I poliziotti, immediatamente giunti sul posto notavano tre persone che stavano litigando violentemente fra loro, ed uno di essi un ragazzo, recava con sé un coltello, che brandiva all’indirizzo di un signore, quest’ultimo nell’occasione bloccato dall’altro ragazzo coinvolto. Immediatamente, i poliziotti, intervenuti, separavano  i tre uomini coinvolti, notando che uno di essi, il più anziano, aveva avuto la peggio, presentando delle ferite sanguinolente al volto e la maglietta con vistose chiazze di sangue. Veniva recuperato anche il coltello a serramanico, con cui era stata colpita la vittima, che veniva posto sotto sequestro. I tre soggetti bloccati subito dopo venivano accompagnati presso gli uffici del Commissariato dove, a causa delle copiose perdite di sangue della vittima, si faceva intervenire un’autoambulanza, che conduceva i due soggetti rimasti feriti presso il locale pronto soccorso. I medici preposti dopo le cure del caso giudicavano la vittima guaribile in gg.8 s.c., avendogli riscontrato delle ferite da taglio al volto ed al fianco, mentre all’aggressore BENNICI Salvatore veniva riscontrata una ferita da taglio ad un dito, giudicato guaribile in gg.8 s.c..

Gli investigatori niscemesi, ricostruivano che la vittima, mentre si trovava presso un’attività commerciale, in compagnia della moglie e del nipote di cinque anni, all’atto di uscirne, notava il BENNICI Paolo Maria, avvicinarsi ad esso brandendo un coltello, che usava proprio contro di lui, allorquando sopraggiungeva il fratello dell’aggressore, che bloccava la vittima. Tale azione, fortunatamente, veniva interrotta dall’immediato intervento dei poliziotti niscemesi.

In quell’occasione, il BENNICI Paolo Maria, veniva arrestato in flagranza di reato.

I poliziotti accertavano che la vicenda nasceva dalla mai sopita acredine fra il BENNICI Paolo Maria e la vittima, poiché entrambi attribuivano all’altro la responsabilità della morte, avvenuta alcuni anni addietro, della figlia dell’accoltellato, nonché allora convivente del BENNICI. Morte, avvenuta in un contesto di spaccio di stupefacenti, allorquando, la giovane ragazza, per evitare il controllo della polizia, ingoiava degli ovuli di droga, che le causavano La morte per avvelenamento.

In seguito alla recente condanna inflitta dal Tribunale di Gela – divenuta definitiva nel novembre 2014 – riconosciuto colpevole dei reati sopra descritti, il pregiudicato diveniva destinatario del provvedimento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Gela, che ordinava l’esecuzione della pena, al regime della detenzione domiciliare.

Gli investigatori niscemesi, dunque, eseguito il provvedimento, ponevano il pregiudicato niscemesi alla concessa misura alternativa della detenzione domiciliare, per scontare la pena di anni 1 e giorni 17 conseguente alla condanna inflitta dal Tribunale gelese.

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.