Queste strutture sono pensate per rispondere alle esigenze di territori che non dispongono di ospedali, rafforzando l’assistenza sanitaria locale e riducendo il ricorso alle strutture ospedaliere.
Le Case di Comunità, infatti, gestiranno sia la componente ambulatoriale che quella domiciliare, con un’attenzione particolare alla telemedicina, che consente di monitorare e gestire a distanza il paziente.
Questo approccio innovativo è volto a favorire l’assistenza continua, senza la necessità di spostamenti frequenti verso ospedali lontani.
L’introduzione di un modello assistenziale che integra più figure professionali — tra cui medici di base, specialisti, guardia medica e infermieri — assicurerà un supporto tempestivo e personalizzato.
Gli operatori sanitari, collaborando in modo multidisciplinare, potranno valutare le necessità di ogni individuo e indirizzarlo verso le soluzioni più appropriate, sia a livello ambulatoriale che domiciliare. In questo modo, si contribuirà a ridurre l’affollamento degli ospedali e a migliorare l’efficienza dell’assistenza sul territorio, offrendo agli utenti un servizio più accessibile e in linea con le loro necessità quotidiane di salute.
L’incremento delle Case di Comunità, quindi, non solo ottimizza l’accesso alle cure, ma promuove anche un modello di sanità più inclusivo e vicino alla gente, riducendo il rischio di ricoveri non necessari e alleggerendo le strutture ospedaliere, con il beneficio di un’assistenza più mirata e tempestiva per la popolazione locale.